Ryanair: “24 mila nuovi posti di lavoro”. UilTrasporti: “Ah sì?”
5 Luglio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Ryanair conferma che nei prossimi mesi potrà crescere fino a sostenere “24.000 posti di lavoro in Italia, con il progetto di creare ulteriori 13.000 posti di lavoro se il Governo dovesse accettare il piano di crescita Ryanair” ma il Segretario Generale Aggiunto di Uiltrasporti, Marco Veneziani, non conferma tali numeri: “Siamo sorpresi di apprendere che Ryanair contribuisca in maniera rilevante alla crescita dei livelli occupazionali in Italia creando migliaia di posti di lavoro nel trasporto aereo, che a noi purtroppo non risultano”.
Ryanair, colosso dei voli low cost molto spesso al centro di polemiche da parte dei dipendenti stessi della compagna, ha fatto “appello” ai passeggeri italiani affinchè sostengano i posti di lavoro in Italia volando Ryanair, confermando che la compagnia potrebbe crescere fino a trasportare 24 milioni di passeggeri italiani quest’anno, che sosterranno 24.000 posti di lavoro in Italia, con il progetto di creare ulteriori 13.000 posti di lavoro se il Governo Italiano dovesse accettare il piano di crescita Ryanair per l’Italia.
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In una nota Ryanair afferma: “Mentre la compagnia aerea ad alto costo Alitalia ha confermato la riduzione dei turni di lavoro per 2.200 persone del suo staff, Ryanair sta proponendo di accrescere il suo traffico italiano a 37 milioni di passeggeri all’anno entro il 2018, il che sosterrà oltre 37.000 posti di lavoro in totale, aprendo fino a 5 nuove basi italiane e nuove rotte in 25 aeroporti italiani”. Così la compagnia low cost risponde all’ad di Alitalia, Gabriele del Torchio, che l’aveva accusata di “distruggere posti di lavoro in Italia”. Questi risultati, rilancia in una nota Ryanair, sono stati raggiunti “in un momento in cui Alitalia ha tagliato gli stipendi fino al 20% e ha tagliato l’orario di lavoro del suo personale”.
Ma a quanto dichiarato da Ryanair fa eco UilTrasporti: “Siamo sorpresi di apprendere che Ryanair contribuisca in maniera rilevante alla crescita dei livelli occupazionali in Italia creando migliaia di posti di lavoro nel trasporto aereo, che a noi purtroppo non risultano”.
“Dare lezioni ad altre compagnie che rispettano regolamentazioni, vincoli e regime fiscale italiani, del tutto assenti in Ryanair, è ancora una volta esempio di concorrenza sleale, di cui Ryanair è maestra”, aggiunge.
“Sarebbe interessante capire se mettendo le basi operative in Italia e non all’estero, pagando le tasse regolarmente allo stato italiano, senza i contributi di regioni, enti locali e società aeroportuali e senza contratti capestro per il proprio personale, Ryanair riuscirebbe a sopravvivere. Ci auguriamo – dice ancora Veneziani – che il governo intervenga definitivamente non per promuovere il loro piano ma per porre fine a questo scandalo a cielo aperto”.