Separarsi per finta: 800 euro dallo Stato e si risparmia di Imu, l’Irpef…
24 Giugno 2013 - di Claudia Montanari
ROMA –Separsi dal proprio partner, dopo 25 anni di matrimonio, non perché non ci si sopporta più ma per motivi economici.
Secondo “Repubblica” accade a moltissime coppie italiane, che decidiono di “separarsi per finta” perché separandosi si risparmia: arriva un assegno sociale da 800 euro e se si hanno due case, come per incanto, con la separazione diventano due prime case.
Anna Di Russo racconta su Repubblica la storia di Maria (il nome è ovviamente di fantasia) che ha deciso di fingere una separazione dal marito dopo 25 anni di matrimonio.
Prima di tutto il perché. Prima della separazione Maria e il marito riescono a portare a casa poco meno di 1500 euro al mese. Lei impiegata, lui disoccupato da tempo. Poi vanno da un avvocato e scoprono che separandosi il loro reddito quasi raddoppia. I due hanno una figlia a carico che studia all’università. E con la separazione il marito ottiene un assegno sociale da 800 euro. Poi ci sono gli sgravi fiscali: in mancate spese e sconti, altri 700 euro. Significa reddito raddoppiato.
La separazione fittizia, racconta Repubblica, è un fenomeno in crescita. O meglio, si presume che lo sia, visto che non ci sono ovviamente dati ufficiali. Ci sono però i dati delle separazioni, quelli Isat. Dati chiari e per induzione è facile pensare che una percentuale di separazioni sia dovuta a motivi economici e non “sentimentali”. Scrive Repubblica:
A illustrare, invece, come stia crescendo in generale il numero delle separazioni, è l’ultimo rapporto Istat “Separazioni e divorzi in Italia”: nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi, nel 2011 si arriva a 311 separazioni e 182 divorzi. L’Istituto sottolinea poi che la tipologia di procedimento più scelta dai coniugi è proprio quella consensuale: nel 2011 si sono chiuse con questa modalità l’84,8% delle separazioni e il 69,4% dei divorzi. Il dato non fa un distinguo tra le separazioni reali e quelle “fiscali”, ma alcuni campanelli d’allarme si possono leggere tra le righe del report. Il 72% delle separazioni e il 62% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio e la crisi coniugale sempre più spesso è arrivata a colpire i quarantenni e non ha risparmiato gli ultrasessantenni. L’Istituto di statistica ha spiegato questo innalzamento dell’età della separazione come il risultato della sempre maggiore propensione allo scioglimento delle unioni di lunga durata e come frutto di un processo d’invecchiamento complessivo della popolazione dei coniugati, dovuto alla posticipazione del matrimonio. Alcuni commercialisti, invece, hanno visto in questi numeri lo specchio di un’Italia che cerca di eludere, quando può, il fisco, per far fronte alle spese di tutti i giorni.
A separarsi per soldi, spiega Anna Di Russo, sono soprattutto coppie sposate da 15-20 anni, soprattutto quelle in cui un coniuge è vicino alla pensione. Perché oltre all’assegno sociale c’è tutto il discorso relativo a tasse e utenze. Perché una eventuale seconda casa diventa prima casa di uno dei due coniugi. Significa abbattimento di Imu, Irpef e delle maggiorazioni su tutte le utenze.
I vantaggi, stando a quanto raccontano gli avvocati, ci sono. Certo, preliminarmente ci sono delle spese: separarsi significa dover pagare un avvocato. Non costa poco ma ora, sempre secondo Repubblica, causa concorrenza, i prezzi degli studi legali sono al ribasso e si fa tutto con più o meno 700 euro. Separarsi, insomma, sembra essere un affare. Non di cuore, è vero. Ma un affare.