Siria, donna curda kamikaze contro Isis per non finire in mani jihadiste
6 Ottobre 2014 - di Claudia Montanari
KOBANE (SIRIA) – Si è fatta esplodere tra i miliziani dell’Isis a est di Kobane, città del Kurdistan siriano all’estremo confine con la Turchia, pur di non finire nelle mani degli jihadisti.
Arin Mirkin, secondo la stampa locale madre di due figli, ha scelto di sacrificarsi e farsi saltare in aria per non finire ostaggio dei miliziani. Secondo quanto si legge sul Sole 24 Ore, la donna con il suo gesto avrebbe
“Distrutto un mezzo blindato e fatto circa una ventina di vittime tra gli islamici”
Per colpirli la donna ha scelto di immolarsi, ricorrendo ad una tecnica frequentemente usata dai terroristi di Al Qaeda e dello stesso Isis. A dare la notizia Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano.
Un gesto disperato quello di Amina che va ben oltre la semplice resistenza ai feroci jihadisti dell’autoproclamatosi califfo al Baghdadi. Roberto Romagnoli scrive su il Messaggero:
“Essere cacciati da Kobane per i curdi della Siria significherebbe veder svanire il sogno di una regione autonoma a ridosso della Turchia sulla falsariga di quella in cui vivono dal 1991 i loro “fratelli” iracheni. Ma è una partita che, nonostante i raid aerei della coalizione internazionale a guida Usa, i curdi sono destinati a perdere perché l’Occidente, che aveva promesso importanti aiuti militari, non ha finora compiuto il suo dovere. Sono settimane che i curdi assediati a Kobane denunciano l’inadeguatezza del loro arsenale militare nonché l’insufficienza degli attacchi aerei contro le postazioni dell’Isis. E l’esercito turco, autorizzato la scorsa settimana dal Parlamento a intervenire anche in territorio siriano «in caso di necessità», per ora resta a guardare, frenato, probabilmente, dalla pressione contro il suo intervento, di Siria, Iraq e Iran. E questo nononstante ieri un colpo di cannone, quasi certamente partito dalle posizioni dell’Isis, abbia colpito un’abitazione in territorio turco ferendo leggermente alcune persone. Inoltre, almeno pubblicamente, nessuna potenza occidentale sembra essersi espressa a favore di un’azione della Turchia oltre i suoi confini. Il che indebolisce parecchio la posizione di Ankara. Probabilmente Ankara sta cercando di sondare il terreno diplomatico prima di fare la prima mossa e la sensazione è che da Washington e da Bruxelles sia arrivato, per ora, solo un invito a restare dentro i suoi confini”
La Gran Bretagna e lo “jihadista della porta accanto”, nemico numero uno:
“Dopo la decapitazione del britannico Alan Henning per mano dell’Isis e le minacce a volto scoperto di un jihadista britannico contro Londra, la Gran Bretagna ha lanciato una caccia al “jihadista della porta accanto”, considerato il nemico numero uno. I Servizi britannici stanno cercando di mappare i centri di reclutamento di novizi jihadisti in Gran Bretagna. Ma il premier Cameron ha chiesto anche ai suoi 007 di non risparmiare alcuno sforzo, nel raccogliere e fornire tutte le informazioni necessarie per dare il via libera alle forze speciali della Sas per accerchiare e catturare i terroristi che minacciano l’Occidente. L’obiettivo, in particolare, è la cattura di “John il jihadista”, il boia dell’Isis dall’accento britannico comparso nei video delle decapitazioni. Stando a quanto riferisce il Sunday Times, una squadra delle forze speciali britanniche sarebbe già nella regione in attesa della luce verde. Secondo il resoconto del giornale tuttavia, pur avendo i servizi fornito informazioni sulla cellula terroristica nelle cui mani resterebbero altri ostaggi, le indicazioni per localizzarle non sarebbero al momento sufficienti per attivare un’operazione”