Skin Shaming, quando è la pelle ad essere presa di mira
3 Aprile 2023 - di Claudia Montanari
Si sente spesso parlare di Body Shaming, ossia delle offese alle persone per l’aspetto esteriore, ora il bersaglio si è spostato anche sulla pelle, da cui l’espressione Skin Shaming, mirato specificamente a giudicare i problemi della pelle.
Osservatosi per la prima volta qualche anno fa negli Stati Uniti, oggi è inquadrato anche dai dati della ricerca “Dove Body Love 2023” (su 1.200 utenti web tra i 20 e i 50 anni) in cui è emerso che oltre 6 su 10 (62%) sono stati presi di mira sui social o nella vita di tutti i giorni a causa di problemi o imperfezioni legati alla pelle.
Sul web, principalmente sui i social network, attraverso l’azione dei cosiddetti hater, viene presa di mira la pelle, soprattutto delle donne e dei giovani, con commenti, post, story e messaggi privati. Gli inestetismi della pelle sono molto comuni e riguardano milioni di persone, potenzialmente sempre più esposte alle critiche online: dall’acne al rossore, dalle cicatrici fino alle macchie.
Skin Shaming soprattutto sui Social Network
E’ accaduto ad esempio ad Aurora Ramazzotti (oggi neomamma) in lotta con l’acne. “Ho imparato a fidarmi, ad apprezzare il percorso (turbolento, a tratti incomprensibile) ad amare la mia pelle e a non volerla nascondere anche quando faticavo a guardarmi allo specchio. Tanto che ultimamente lo stesso specchio ha perso d’importanza, non ci combatto più, e quando mi ci imbatto non mi sento di festeggiare per i risultati ottenuti perché ho capito che la pelle ci parla e va curata, nel vero senso della parola, con costanza, delicatezza e amore. Da lì in poi sarà lei a farci capire quando sta bene o male. Basta saperla ascoltare e accettarla per quello che è. E soprattutto, anche se è difficile, non mollare mai il colpo perché un giorno, come me oggi, ti fermerai a pensare al percorso e ti verrà da sorridere”, scriveva in un post su Instagram.
https://www.instagram.com/p/CgjvlC2oJAe/
Alcuni numeri
Più positivo invece il dato relativo al rapporto degli utenti web italiani con la propria immagine: quasi 6 su 10 si ritengono infatti complessivamente soddisfatti del proprio aspetto esteriore (58%), con un giudizio che propende più per “abbastanza” (35%) rispetto a “molto” (23%), mentre gli insoddisfatti sono la minoranza (42%) con feedback riconducibili a “poco” (27%) e “per nulla” (15%).
Nell’ottica di considerare in maniera concreta l’argomento dello Skin Shaming, la cura di sé stessi come antidoto di benessere a critiche e offese sui social risulta essere la chiave di volta per innescare un processo virtuoso.
Secondo la Dott.ssa Stefania Andreoli, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Alice ETS: “Chi cura il proprio aspetto lo fa principalmente per sé e per sentirsi bene. Infatti, concedersi le cure rivolte al corpo e alla pelle è un gesto che di per sé è accudente, prima ancora del suo risultato”.
“Avere cura di sé produce sentimenti di benessere che indagati più a fondo rimandano ad un vero e proprio segreto di bellezza suggerito dai partecipanti all’indagine: per il 59% dei rispondenti, stare in ascolto di sé, isolandosi dal rumore di fondo dei diktat esterni e rispondendo alle proprie esigenze dopo essersi sintonizzati e sintonizzate sui bisogni profondi suggeriti dalla propria unicità, diventa il modo d’elezione per avere cura di se stessi. Questi dati ci permettono inoltre di dare anche una lettura in chiave positiva del rapporto con la nostra immagine. Infatti, diversamente dai risultati raccolti da altre ricerche condotte post-pandemia la notizia è finalmente l’occasione di un racconto in controtendenza: stiamo iniziando a relazionarci con la nostra immagine esteriore in modo più positivo di quanto emergeva fino ad oggi. Il 58% dei partecipanti dichiara infatti che il rapporto con la propria immagine è «molto» o «abbastanza» positivo”.
I rapporto tra gli utenti web e la bellezza
Quali sono le ulteriori evidenze emerse in merito al rapporto degli utenti web italiani con la bellezza? Come rivelato dall’indagine vengono colpiti principalmente da Body Shaming i ragazzi tra i 18 e i 25 anni (59%), seguiti dagli over 45 (22%) e dalla fascia 33-45 anni (19%).
A soffrire di più sono le donne: infatti oltre 6 su 10 (64%) si sentono maggiormente giudicate per la propria immagine, mentre alla stessa domanda la percentuale di uomini scende al 36%. Inoltre, oltre 7 su 10 hanno dichiarato che questo fenomeno li ha condotti a uno stato di forte insicurezza (73%).
Eloquente è anche l’obiettivo ultimo della skin care: se il 67% degli intervistati dice di prendersi cura del proprio aspetto per piacere a sè stesso, ben il 56% ammette di farlo per essere accettato dagli altri. Da sottolineare anche il dato relativo alle fonti che gli intervistati seguono per reperire informazioni utili alla cura del corpo e della pelle: il 64% infatti segue consigli provenienti dal web e dagli influencer.
Afferma Claudia Mennini, Marketing Manager di Dove: “Il nostro auspicio è quello di far arrivare a quante più persone possibili il messaggio che il nostro corpo va amato, senza prendere in considerazione ciò che gli hater purtroppo scrivono sui social o dicono nella vita di tutti i giorni. Ciò che conta realmente è sentirsi bene con sé stessi, prendersi cura del proprio benessere e apprezzare anche i propri piccoli difetti, perché sono soprattutto loro che ci rendono unici e irripetibili”, ricordando che esiste da 18 anni il «Dove Progetto Autostima», attivo in 150 paesi, e che ha già raggiunto oltre 82 milioni di giovani. Il progetto si propone di aiutare 250 milioni di bambini e adolescenti a migliorare la propria autostima entro il 2030.