Sofi Oksanen: “Bulimia? È colpa del totalitarismo”
6 Aprile 2012 - di Claudia Montanari
ROMA- I lettori italiani hanno già potuto leggere la scrittrice Sofi Oksanen in “La Purga”, pubblicato qui da noi da Guanda. Ed ecco che la casa editrice torna a pubblicare Oksanen con “Le Vacche di Stalin”, con la traduzione di Nicola Rainò.
Questo è il secondo volume di una trilogia , dove al suo centro viene posta l’identità e la sua stabilità, sia essa femminile o post sovietica. Infatti la Oksanen giostra le sue vicende sull’agognata libertà dell’Estonia sovietica e sulla bulimia giovanile.
Sofi Oksanen, finlandese di madre estone, ripercorre la storia del paese baltico durante l’occupazione sovietica, filtrandola attraverso i problemi di un’adolescenza malata dove anche la bulimia può essere colpa del totalitarismo perché, come afferma la stessa scrittrice, “secondo alcune ricerche le persone cui sfugge il controllo della propria vita giocano come ultima carta il controllo alimentare del proprio corpo”.
Il titolo Le Vacche di Stalin, spiega la stessa Sofi al quotidiano La Stampa: «L’espressione si riferisce all’epoca della propaganda stalinista in Estonia, paese rurale dove la gente viveva di agricoltura e dove – si sottolineava con orgoglio – le vacche erano le più grandi, floride, generose di latte di tutta l’Urss. In Siberia però, dove venivano deportati i dissidenti, bovini non ce n’erano: solo capre. Queste appunto furono ribattezzate “le vacche di Stalin”».
“Quando le colombe si perdono” è il terzo titolo già annunciato di questa saga.