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La spesa diventa nomade, meno fedeltà al brand a causa dell’inflazione

La spesa diventa nomade. A causa dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi, che quest’estate sta toccando livelli record per alcuni alimenti, le persone optano per la variazione. Basta pensare al caso della frutta e della verdura, un tempo fiore all’occhiello del risparmio, oggi cibi il cui consumo può pesare in modo significativo sul bilancio familiare. Non ci si reca più in uno stesso punto vendita, ma si cambia, in base all’offerta.

A subire il minore impatto sulla riduzione dei consumi sono i prodotti a fascia alta, che in un anno hanno visto calare le vendite in volume di -5% contro il -5,8% della media. Sono stati, invece, i prodotti di fascia più bassa a subire la maggior riduzione dei volumi (-6%). E’ quanto emerso a giugno dalla nuova edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che descrive le vendite, nel 2022, di 133mila prodotti alimentari, di cura della casa, degli animali e della persona.

Se è vero che quando si fa la spesa cresce la propensione alla scelta della Marca Del Distributore, si rafforza anche l’acquisto nei discount. Lo ha detto Marco Pedroni, presidente di Ancc-Coop, intervenendo all’assemblea nazionale tenutasi a Roma lo scorso giovedì. “I consumatori – osserva – cercano soluzioni nuove sia per difendere la qualità della loro alimentazione, che per fare fronte all’incremento dei prezzi. Riducono i volumi acquistati, rinunciano al superfluo, badano ai consumi essenziali, scelgono i marchi dei distributori e dei produttori locali, si rivolgono spesso al discount”.

Il cibo, ricorda Pedroni, “è uno degli epicentri del sistema di cause ed effetto del cambiamento climatico e ne rappresenta una delle principali leve per la sua gestione”. Da un lato, la produzione alimentare è sempre più condizionata dal riscaldamento globale; dall’altro, i modelli di consumo e di spreco e quelli di produzione alimentare, soprattutto di proteine animali, costituiscono alcune delle cause principali di emissione di gas serra“.

Il cibo, però, aggiunge, “è un elemento fondamentale della propria salute e del proprio benessere, elemento di connessione con la comunità, il territorio e l’ambiente che ci circonda”. Contemporaneamente, soprattutto dopo l’inasprirsi delle tensioni inflazionistiche, “anche i consumi alimentari testimoniano le crescenti diseguaglianze sociali e l’impoverimento di parti significative della classe media“. Fonte Ansa.

Silvia_Di_Pasquale

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