“Lady Apple” e il suo portafoglio d’oro: lo investirà nel sociale

20 Maggio 2013 - di Claudia Montanari

SAN FRANCISCO, STATI UNITI – Gli scherzi della vita. Per vent’anni sei la “Lady Apple”, sempre nell’ombra di quel tuo marito che ha costruito un impero. Poi dall’oggi al domani, ancora affranta per la perdita di quel tuo marito che è riuscito a fare di una mela un simbolo di fama mondiale, ti ritrovi con una carta in mano che, in quel di Silicon Valley, nessuno possiede. Una carta che vale 17 miliardi di dollari e che tu e solo tu puoi decidere come farne uso.

Così la donna probabilmente più ricca di Silicon Valley decide di mettere in campo una sua iniziativa politica e sociale (ma più la seconda che la prima). Laurene Powell, vedova del co-fondatore della Apple, vara il progetto “The Dream is Now”, per sensibilizzare gli americani sul problema dell’immigrazione clandestina.

Vittorio Zucconi su Repubblica scrive: “Come altre mogli di personaggi “larger than life”, di figure più grandi della vita, come la coetanea Melinda French coniugata Gates, tornato a essere con Microsoft l’uomo più ricco del mondo, anche Laurene Powell Jobs aveva scelto di rinunciare a una propria vita professionale e pubblica. Prima nella cura dei tre figli avuti da Steve, Reed, Erin ed Eve raggiunti dalla figlia adottiva Lisa (il nome del primo pc di Jobs, progenitore dell’Apple Mac) e poi nell’assistenza a lui durante la amarissima battaglia con il tumore al pancreas, questa signora oggi quasi cinquantenne si era autocancellata dalle cronache”:

Ora la “Lady Apple” torna ora in campo: “Sono stata risucchiata inesorabilmente da questo dramma della riforma sull’immigrazione perché è una tale spreco di vite umane, di potenziale, di intelligenze che potrebbero fare tanto bene alla nostra nazione, oltre che a loro” ha dichiarato lei stessa.

Il sito di “The Dream is Now” dà volto alle storie di giovani under 30, americani-fantasma che aspettano la regolarizzazione come cittadini degli Stati Uniti grazie all’approvazione di una legge americana, il “Dream Act” – pronta ma mai varata – che potrebbe consentir loro di chiedere la residenza negli Stati Uniti se sono arrivati prima dei 15 anni e hanno vissuto nel paese per almeno 5 anni.

“Stimiamo che negli Stati Uniti vivano circa due milioni di persone che sono state portate qui da bambini, che sono cresciuti qui, hanno frequentato le nostre scuole, hanno imparato l’inglese e lo parlano esattamente come i loro compagni di scuola”, è il messaggio che si legge sul sito dove è possibile firmare anche una petizione. La piattaforma è stata lanciata da Laurene Powell Jobs e dal regista Davis Guggeninheim, che ne fara’ un documentario.

“Untevi a noi – incitano gli ideatori dell’iniziativa -. Vogliamo mandare un messaggio chiaro a Washington: approvate subito il Dream Act. Non ci fermeremo fino a che il Congresso non ascoltera’ le nostre voci. Voce per voce e storia per storia faremo di tutto perche’ la legge venga approvata”.

Vittorio Zucconi scrive: “La signora dai lunghi capelli biondi sulle spalle, ancora lasciati come piacevano al marito quando la conobbe più di vent’anni or sono, non ha l’impatto sull’opinione nazionale che Jobs aveva. Ma possiede, insieme con un cognome ormai entrato nella mitologia degli eroi americani, quel carburante capace di incendiare anche gli spiriti più refrattari. Da Steve ha ereditato la quota di maggioranza azionarianella Disney, fantastica macchina dell’immaginario e della persuasione soft e con 17 miliardi a disposizione non c’è uomo o donna politici che non sia disposto ad ascoltarla. Non ha alcun interesse diretto, né ruolo, nell’azienda creata da Steve e oggi nella mani di Tim Cook né mai lo volle, neppure quando era la moglie del profeta vivente. Ma a neppure 50 anni, che compirà il prossimo novembre, con figli ormai ventenni, come il maggiore, Reed, o adolescenti, e con un bilancio privato che rivaleggia con il bilancio statale di molte piccole nazioni, Laurene ha sentito “l’orrore” di una vita ancora lunga davanti, con il solo problema di spendere quelle tonnellate di dollari”.

E cosi quella donna, che ripete e ripete “Nonostante le mie lauree, non sono una donna d’affari”, ha scelto la via del sociale per investire quei soldi. Forse, la scelta più nobile.

 

In foto: Laurene Powell insieme al marito Steve Jobs