Strauss-Khan: “pensierino” sulla pm Stéphanie?
25 Maggio 2012 - di Claudia Montanari
PARIGI – Non è una storia di gossp, tutt’altro. Eppure lo scrittore Emanuele Trevi una punta di “malizia” sembra proprio mettercela in coda all’articolo pubblicato in cui descrive il duello tra l’ex aspirante capo di Stato più discusso del mondo, Dominique Strauss Khan e la trentenne Stephanie Ausbart, pubblico ministero che lo ha portato davanti alla sbarra per i giri di prostituzione che avrebbe sfruttato.
Un vero duello, quindi, non un normale confronto giudice imputato. E’ proprio la presenza di due personaggi così caratterizzati che, insieme alla torbide vicende narrate, consegna al nuovo affaire Strauss Khan un’aria da grande romanzo. Trevi, acutamente, parla di una “lezione”, sia pur indecente, impartita dal professore in libertinaggio DSK, a proprio agio con la conoscenza della filosofia come della sensibilità femminile. Parla come uno dei suoi amici philosophes parigini, nota Trevi, intelligenti e oscuri, produttori in serie di aforismi pesanti come sentenze, vuoti come gusci di noce.
Nulla può opporgli Stéphanie Ausbart se non l’aridità legulea, o l’ignoranza virtuosa di chi certe pratiche non se le è sognate nemmeno in un momento di delirio mentale. Il duello, quale che sia l’esito finale, è vinto per manifesta superiorità: la lezione del prosseneta (è l’accusa di sfruttamento della prostituzione) batte l’alunna involontaria, è una delle possibili disavventure della virtù, per citare la Justine del Divin Marchese. Cosa no sa l’innocente in toga? Che ”nel libertinaggio non esiste un oggetto, ma solo due soggetti che desiderano partecipare”, per esempio.
Che non tutte le donne che vanno in giro vestite discinte, calze a rete e scollatura ombelicale, non sono necessariamente delle puttane. “Ho osservato spesso”, rivela DSK a una stupefatta Stéphanie, “giovani donne vestite come me e lei le quali, una volta entrate in un club libertino, indossavano tenute indecenti, senza che questo ne facesse delle prostitute”. Qui, si diverte Emanuele Trevi, casca l’asino della possibile identificazione, un virus che rischia di far crollare il castello di certezze della giudice irreprensibile, ma giovane, donna e non immune dalle seduzioni della carne. Anche la virtù inattaccabile della Presidentessa de “Le relazioni pericolose” cede infine al fascino immorale di Valmont.
Ausbart, ingenua, non capisce nemmeno come una donna di venti anni possa desiderare fare sesso con un uomo che, di anni, ne ha 60. Addirittura lo chiede all’imputato/professore. Che se la mangia in un boccone: cinema, romanzi, ma insomma Stéphanie, si informi! Sarà anche un prosseneta, ma ve lo immaginate un Berlusconi che illumina per la Boccassini gli oscuri paesaggi del libertinaggio? Per spiegare perché Marystelle Polanco si esibisse vestita proprio come Ilda la Rossa, non basterebbe assoldare un esercito di philosophes.
Di Warsamé Dini Casali