Terme pubbliche al tempo dei romani: da istituzione a abbandono causa pudore
5 Giugno 2014 - di Claudia Montanari
ROMA – Le terme pubbliche al tempo dei romani: da istituzione a abbandono per via del pudore. Che le terme al tempo dei romani fossero una vera e propria istituzione è cosa risaputa. Ma un nuovo studio ha dimostrato come, a partire dalla fine del III secolo dC e con l’affermazione del Cristianesimo, le terme cambiarono drasticamente così come i “gusti dei romani”, che da pubbliche le cominciarono a preferire private per una questione, a quanto pare, tutta legata al pudore.
Come scrive Laura Larcan sul Messaggero, in base alla presentazione dello studio dell’archeologa Giulia Giovanetti sulla rivoluzione dei costumi, con l’avvento del Cristianesimo vi è stato un radicale cambiamento in merito alle terme. Si legge sul Messaggero:
“In concomitanza con l’affermazione del Cristianesimo, anche i gusti dei romani in fatto di “benessere fisico” cambiano. Si comincia ad affermare un fenomeno di diffusione di terme private (i “balnea”). Non solo si realizzano nuove domus aristocratiche dotate di bagni privati, ma nascono anche nuovi piccoli edifici termali di proprietà privata, in alcuni casi aperti al pubblico, di dimensioni ridotte, caratterizzati da una planimetria vivace che alterna vasche piccole e ambienti dalle murature curvilinee secondo un nuovo schema architettonico”
Una vera e propria rivoluzione sociale delle terme nella Roma tardo-antica che Giulia Giovanetti, studiosa in Archeologia Classica dell’università la Sapienza, presenterà il 5 giugno in una ricerca sul caso dei “Balnea privati a Roma e a Ostia” nell’ambito del simposio su “Terme bizantine, medievali e islamiche” organizzato dall’Istituto Germanico. Si legge sul Messaggero:
“La Giovanetti ha messo insieme per la prima volta tutti i dati di scavi passati e recentissimi, confrontando dati d’archivio e fonti storiche. Ne è venuta fuori una mappa delle terme entro le Mura Aureliane dal III al VI secolo che svela oggi un autentico fenomeno. «I Cataloghi regionari dell’Antica Roma, cioè i documenti amministrativi, ci testimoniano che all’inizio del IV secolo a Roma si contano 856 balnea, a fronte di undici terme imperiali», avverte la Giovanetti”
Lo studio è importante perché cambia radicalmente alcuni aspetti sociologici di Roma:
“È noto, infatti, che le grandi terme continueranno a rappresentare un aspetto clou della vita quotidiana fino al VI secolo all’età di Teodorico. Spesso si è preferito indicare come causa del loro abbandono il taglio degli acquedotti per le guerre greco-gotiche. I recenti studi schiudono uno scenario diverso: «In età tardo-antica dagli 800mila abitanti nel IV secolo si passa ad appena 60mila nel VI – dice la Giovanetti – subentrano problemi economici per l’approvvigionamento del combustibile e soprattutto cambia il modo di usare le terme anche sotto l’influenza del Cristianesimo». Le fonti tardo antiche descrivono il nuovo percorso termale all’insegna del “pudore”: «Sidonio Apollinare, nobile di origini gallo romane nato nel V secolo nell’antica Lione, e funzionario imperiale che diventa vescovo – racconta la Giovanetti – documenta in un suo carmen l’attività delle terme a Roma, citando quelle imperiali, ma dicendo di preferire quelle private, proprio per una questione di pudore. E il pudore è certamente un sentimento che subentra con l’affermazione del Cristianesimo». In altre parole si usano le terme non più per appagare il piacere del corpo, ma per pura necessità di pulizia”