Tette per la Scienza: seni in mostra… per una buona causa
6 Novembre 2014 - di Claudia Montanari
ROMA – Informazioni scientifiche divulgate a suon di… seni, perché “dove non può la Ragione, possono le Puppe”, recita il blog “Tette per la Scienza”. Così i seni delle donne diventano strumento di propaganda di alcune ricercatrici che, per diffondere verità scientifiche, si affidano alle proprie “tette”. Obiettivo? “Attirare l’attenzione e smontare le bufale”.
D’altro canto non è una novità, nel mondo occidentale, che il seno delle donne sia utilizzato come strumento di propaganda per scopi umanitari e sociologici. Una su tutte, la maratona di “toccata di seno” contro l’Aids svoltasi recentemente in Giappone.
Per questo motivo Lara Tait, paleontropologa di 30 anni da sempre appassionata di scienza e comunicazione, ha creato un Tumblr per divulgare informazioni scientifiche e smantellare le bufale. Un blog, tuttavia, molto particolare perché le informazioni (tipo: il glutine non fa male a chi non è celiaco, i vaccini non causano autismo, gli ogm permetteranno di sfamare il mondo, l’omosessualità è diffusa tra gli animali) sono scritte su dei cartelli… attaccati a seni nudi.
Lo scopo appare chiaro: veicolare concetti con l’ausilio di corpi femminili. Il tutto, per facilitare l’apprendimento e la memorizzazione delle nozioni.
Scrive Marta Magni su Wired.it:
“Tette per la Scienza è un simpatico e giovane Tumblr nato la scorsa settimana, dalla formula semplice: tette + cartelli interessanti inerenti al mondo della scienza + link da solide riviste riviste scientifiche = epic win”
Come si legge sul blog, “Tette per la Scienza” è nato per un motivo ben preciso:
“Tette per la Scienza è nato come un semplice blog Tumblr: è un social network già ampiamente avvezzo alle immagini di nudo e mi pareva il luogo migliore dove sviluppare il mio progetto. L’idea è nata per caso: mi interesso da sempre di divulgazione scientifica e cercavo da qualche mese un modo efficace e leggero per veicolare contenuti di debunking e curiosità varie. Un giorno, a seguito di una battuta di un amico, mi si è accesa una lampadina. Chiaramente non immaginavo che avrebbe avuto così tanto seguito e in così poco tempo”.
Dagli OGM ai vaccini, dalla celiachia alla vivisezione, gli argomenti sono i più vari. Come vengono scelti?
“Gli argomenti vengono scelti in base all’ispirazione del momento, a seguito di riflessioni su questioni già ampiamente dibattute nella comunità scientifica, ma che ancora non fanno troppa presa sul grande pubblico, oppure in base a miei interessi personali. Alcune sono semplici curiosità che ci sembrava bello condividere, come ad esempio l’articolo sulle banane usate come unità di misura per la radioattività”.
Possono partecipare tutte a Tette per la Scienza?
“Tutti i post sono scritti da me, ma per molte cose mi aiuta il mio ragazzo. Le ragazze ritratte sinora in fotografia sono mie amiche che si sono dichiarate entusiaste del progetto e hanno accettato di partecipare o si sono offerte spontaneamente. In un paio di foto compaio io, ma dato che non è mio interesse sponsorizzare il mio corpo non specifico mai di quali si tratta. Si può partecipare a Tette Per La Scienza inviando una submission direttamente su Tumblr. È già successo, ma i contributi non sono ancora stati pubblicati. Si può anche proporre un argomento, fermo restando che anche in quel caso verificheremo le fonti e la stesura del testo rimarrà a me. Nei prossimi giorni vedremo anche la partecipazione di un ragazzo”.
L’obiettivo del blog è nobile:
“Divulgare in modo leggero. In realtà all’inizio non c’era un vero e proprio obiettivo, perché si trattava di un mio progetto personale. Il tutto nasce dalla constatazione che certi messaggi sembrano non riuscire a penetrare e che forse, come espediente, poteva essere interessante utilizzare una cornice esteticamente gradevole, che attirasse l’attenzione. Sono convinta di non essermi sbagliata più di tanto, poiché leggo molti messaggi di persone entusiaste, che commentano questo o quell’altro post scrivendo di aver appreso grazie a me delle cose che non sapevano. E direi che per ora questo è il massimo a cui aspiro, senza velleità particolari”