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La donna inferiore all’uomo: decreto in Tunisia

7 Agosto 2012 - di Claudia Montanari

TUNISI –  La legge è uguale per tutti. Non in Tunisia, però, dove la futura costituzione potrebbe stabilire la “complementarità della donna con l’uomo. Cosa vuol dire? Tradotto, che la donna diventerebbe, per legge inferiore all’uomo. A denunciarlo, alcune associazioni di donne tunisine e di difesa dei diritti umani, che citano un progetto di legge adottato da una commissione dell’Assemblea nazionale costituente. Amnesty International e l’Associazione tunisina delle donne democratiche affermano: “L’Assemblea intende sopprimere il principio di uguaglianza dei sessi e rifiuta totalmente i diritti delle donne, assestando un duro colpo alla dignità e ai loro diritti di cittadine. L’articolo incriminato, il numero 27, è stato adottato lo scorso 1° agosto dalla commissione diritti e libertà, ed è passato nella versione più sfavorevole alle donne grazie ai voti dei deputati di Ennahda, partito islamista “moderato” che domina la coalizione al potere.

Il progetto della nuova costituzione stabilisce che “lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, secondo il principio della complementarità con l’uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all’uomo nello sviluppo della patria”.

La deputata Selma Mabrouk, del partito Ettakatol, ha pubblicato sui social network le due versioni del’art. 27 in discussione lo scorso 1 agosto sottolinereando come non solo l’art.27 introduce il concetto di complementarietà al posto di quello dell’eguaglianza tra i sessi, ma, quel che è peggio, con la frase “sotto il principio della complementarità con l’uomo in seno alla famiglia” sembra lasciare intendere che le donne non sposate saranno private dei loro diritti perché solo i diritti complementari all’interno della famiglia saranno garantiti dallo Stato.

Mabrouk ha concluso tristemente: “Nonostante la mia obiezione espressa due volte sul fatto che non è legale riaffrontare un tema già votato (argomento che il presidente della commissione mi aveva opposto quando ho voluto introdurre un articolo l’abolizione della pena di morte nel capitolo che tratta del rapporto cittadino-giustizia), Madam Ferida Laabidi ha lasciato che i suoi colleghi parlamentari si comportassero a loro piacere su questa materia”.

La rivoluzione tunisina, che ha visto le donne protagoniste attive di tutte le proteste, sembra voler imporre loro un salto indietro di 50 anni e la cosa peggiore è che alcune deputate hanno votato a favore di questo vero e proprio attacco ai diritti.

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