Da Berlusconi a Monti, Bossi non salva nessuno
30 Luglio 2012 - di Claudia Montanari
MILANO – A qualche mese di distanza dallo scandalo “Lega” che lo ha coinvolto, Umberto Bossi si fa sentire sonoramente: Silvio Berlusconi è “finito”, Mario Monti sta “rovinando l’Italia”, la magistratura “fa casino” e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha le mani legate, perché “dovrebbe cacciare il premier ma non può farlo” sono solo alcune delle frasi che ha dichiarato. Le uniche parole positive sono state per Loris D’Ambrosio, il collaboratore di Napolitano morto di infarto qualche giorno fa: “L’Italia è un paese mafioso ma lui era una brava persona”. Altre parole indulgenti arrivano per il figlio Renzo che “ha preso una legnata pazzesca, ora fa l’agricoltore, starà lontano per un po’, farà altro, maturerà. E se un giorno avrà voglia di tornare a fare politica nessuno glielo potrà impedire. La Lega l’ha fondata suo padre”.
Quanto alle prove della presunta cattiva amministrazione, confermate anche dalla società di revisione incaricata dal partito, Bossi scarica le responsabilità sull’ex tesoriere Francesco Belsito: “Avevamo un tesoriere che era quello che era. Ma troppo scemo per essere al servizio della mafia”.
L’alleanza con il Pdl, invece, per il Senatur è possibile ma non vicina: “Ne stiamo parlando, ma è ancora in alto mare. Finché sostengono Monti non se ne parla”. Dal Pdl al governatore Roberto Formigoni, indagato nell’inchiesta sulla sanità lombarda, il passo è breve: “Per ora lo stiamo graziando, ma non so fino a quando sarà possibile”.