Una vita felice? Bisogna attendere i 50 anni
18 Settembre 2015 - di Silvia_Di_Pasquale
ROMA – Quando comincia l’età felice nella vita di una persona? Uno studio dell’Australian Institute of Family Studies dice a 50 anni e dunque non a 40 come spesso si è soliti pensare. Stando ai dati raccolti, fino a 15 anni si è piuttosto contenti, ma il livello di soddisfazione declina bruscamente fino a poco dopo i 20 anni, poi continua a scendere gradualmente fino attorno ai 35 anni. Da allora rimane a livelli minimi fino ai 50 anni, quando finalmente comincia a migliorare stabilmente, fino a raggiungere il massimo – sempre tipicamente, a 80 anni.
La ricerca ha seguito un campione di oltre 27 mila persone di età fra 15 a 90 anni in un arco di tempo di 12 anni, interrogandole sul livello di soddisfazione, da zero a 10, riguardo a comuni eventi della vita, fra cui andare via da casa, avere figli, divorziare, andare in pensione, o la morte del partner. L’arrivo di un bebè di solito provoca un piccolo calo di felicità nelle madri per il primo anno, poi un netto calo nel secondo anno, con variazioni simili ma assai meno marcate per i padri.
In età adulta gli uomini cominciano a più alti livelli di soddisfazione rispetto alle donne, ma i ruoli si invertono nella mezza età, per poi assestarsi a simili livelli all’età di pensione. Per i figli, lasciare la casa di famiglia non aggiunge molto in termini di soddisfazione ma ne migliora il livello per i genitori, specie per le madri.
David de Vaus, uno dei responsabili della ricerca, si spiega facilmente che l’età più difficile sia fra 35 e 50 anni, quando si fa sentire la pressione per le spese e i mutui da pagare, oltre a quelle per tirare su la famiglia.
“E’ l’età in cui le pressioni del lavoro tendono a essere al massimo, quando vi sono forti cambiamenti di carriera e di opportunità, ed è anche il tempo in cui separazione e divorzio sono più probabili”, scrive de Vaus sul sito dell’istituto.