Violenza donne: arriva app per aiuto in casi di emergenza
14 Giugno 2016 - di Silvia_Di_Pasquale
Una app per contrastare atti di violenza, pensata per le donne, gratis e utilizzabile anche senza rete internet per fare telefonate di emergenza e inviare sms con la propria posizione geolocalizzata automaticamente e consentire un intervento rapido da parte delle forze dell’ ordine. Si chiama ‘Stalking buster‘, ed è stata presentata stamane nella sede della Regione Lombardia a Milano. L’idea della applicazione, già disponibile per Android e tra pochi giorni anche per iOS, è della Fondazione Donna a Milano Onlus ed è stata realizzata per loro dalla società di soluzioni tecnologiche per grandi aziende Avanade Italy.
L’app è attualmente in italiano e in inglese ma per il futuro sono previste altre lingue, e funziona in tutto il territorio nazionale. “Grazie a ‘Stalking Buster’ e alla tecnologia siamo in grado di fornire anche un aiuto immediato per contrastare il fenomeno dello stalking e per far sentire le donne più al sicuro”, ha detto il presidente della onlus Maria Rita Gismondo durante la conferenza stampa cui hanno partecipato l’ad di Avanade Italy Mauro Meanti, il vicequestore di Milano Luca Zenobio e l’assessore regionale con delega alle Pari opportunità Giulio Gallera. “La nostra è la regione con il maggior numero di femminicidi e casi di stalking negli ultimi anni ma siamo anche quelli che meglio applicano una politica coordinata di contrasto”, ha infine sottolineato quest’ultimo.
E’ un vero ‘bollettino di guerra’: dall’inizio dell’anno, almeno 59 donne sono state uccise in Italia dal partner o, più spesso, da un ex. Oltre 156 da gennaio 2015. Il caso che ha suscitato sicuramente più clamore è quello di Sara Di Pietrantonio, la studentessa universitaria romana di 22 anni strangolata e poi bruciata dal suo ex fidanzato, Vincenzo Paduano, che non accettava che la ragazza si fosse rifatta una vita con un altro e che per settimane, prima dell’incontro fatale per il destino di Sara, l’aveva minacciata e perseguitata. Domani, venerdì, si terranno nella capitale i funerali della giovane. Un altro caso emblematico è quello di Debora Fuso, venticinquenne uccisa a coltellate nel milanese da Arturo Saraceno. “Mi è partito un embolo” ha confessato l’uomo. Ancora una volta, a muovere la mano dell’assassino è stata l’incapacità di accettare la fine della relazione. E come Sara, anche Debora aveva accolto la richiesta del suo ex di vedersi e di parlare. Ma non c’è solo il femminicidio.
Da gennaio 2015, dati di Telefono Rosa, almeno 8.856 donne sono state vittime di violenza e 1.261 di stalking. Ed è solo la punta dell’iceberg, visto che il 90% delle donne non denuncia. La storica associazione chiede al Governo risposte: “Quante ancora ne devono morire perché il Governo si renda conto che le risorse economiche, i mezzi e le attività di contrasto alla violenza di genere sono del tutto insufficienti? Quante donne, ragazze, madri, figlie, sorelle, amiche dobbiamo vedere massacrate da ex, diventati mostri e assassini, prima che vengano prese decisioni e attuate politiche ‘attive’ idonee ad un problema sociale enorme come quello della violenza sulle donne?” denuncia Gabriella Moscatelli, presidente di Telefono Rosa, che lancia l’hashtag #quanteancora.