Scuola, 3 strategie per riaprire in sicurezza
7 Settembre 2020 - di Claudia Montanari
La riapertura della scuola è vicina. Come farlo in sicurezza, cercando di limitare al minimo i contagi da Covid-19?
La rivista Science pubblica una possibile strategia suggerita dagli esperti dell’Università della Pennsylvania sulla base delle piu’ recenti evidenze scientifiche.
Ebbene, per riaprire la scuola in sicurezza bisogna trasformarla in una ‘fortezza’ anti-Covid, con tre livelli di difesa simili a tre cerchia di mura invisibili ma invalicabili per il coronavirus. Una all’esterno, tra la scuola e la comunità , una tra le classi dell’istituto e una all’interno delle stesse aule.
La prima linea di difesa a scuola
Innanzitutto, è importante ridurre il più possibile l’ingresso del virus all’interno della scuola. Questo può essere fatto con un attento monitoraggio dei sintomi.
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Riconoscere quelli di Covid-19 e distinguerli da altri malanni di stagione, tuttavia, non sarà facile perché nasi arrossati, colpi di tosse e mal di pancia possono avere una varietà di cause scatenanti.
Francesco Broccolo, microbiologo clinico dell’Universita’ di Milano-Bicocca spiega:
“Non si può fare una diagnosi differenziale fai-da-te basandosi solo sui sintomi. Per questo i laboratori si stanno attrezzando per fare tamponi con un ampio pannello diagnostico. In questo modo, con un solo test si potrà distinguere il virus SarsCov2 dagli altri coronavirus e dai virus influenzali e respiratori di stagione”.
Nel frattempo i genitori a casa si troveranno ad affrontare parecchi dilemmi.
Come capire quando si ha a che fare con il Covid-19 o no
“In linea di massima possiamo escludere Covid-19 se si ha la tosse grassa. Oppure se si ha una congiuntivite di tipo catarrale, col classico occhio impastato: questi problemi sono solitamente di origine batterica”, precisa l’esperto.
Se è presente un rash cutaneo con macchioline “è più probabile che si tratti di una malattia esantematica”, mentre una gastroenterite senza febbre “è poco probabile che sia Covid, anche se il bambino va comunque tenuto a casa”.
Il sintomo più enigmatico resta il raffreddore, che nel 30% dei casi è causato dai coronavirus.
“È impossibile distinguere la causa senza un tampone, per questo auspico che vengano fatti test rapidi agli studenti che all’entrata a scuola dovessero presentare il sintomo”, aggiunge Broccolo.
Gli asintomatici
Non bisogna poi dimenticare che la maggior parte dei giovani colpiti da Covid-19 è del tutto asintomatica. Per questo, gli esperti Ronan Lordan, Garret A. FitzGerald e Tilo Grosser su Science scrivono:
“Lo strumento più efficace per minimizzare il rischio è limitare la didattica in presenza solo a quando i contagi nella comunità locale sono sotto controllo”.
Scuola, la seconda linea di difesa
Se il virus riesce ad entrare a scuola, dobbiamo essere pronti con la seconda linea di difesa, quella all’interno della classe del contagiato.
Per evitare che l’infezione non ancora diagnosticata dilaghi tra i compagni, sono d’obbligo le mascherine, il distanziamento e l’igiene delle superfici e delle mani.
Le aule vanno arieggiate e possibilmente occupate per periodi di tempo più breve possibile.
Meglio poi evitare attività come il canto e gli sport di contatto che prevedono un aumento della respirazione.
La terza ed ultima linea di difesa
Per evitare che pochi casi si trasformino in un focolaio, imponendo la chiusura dell’intero istituto, bisogna limitare i contatti fra le classi.
“Grandi focolai nelle scuole possono essere ridotti al minimo limitando la trasmissione secondaria al minor numero di persone”, scrivono gli esperti.
“Gruppi di persone che restano relativamente isolati fra loro possono ridurre i contatti e facilitare il tracciamento in caso di contagio.
L’identificazione precoce delle persone infette attraverso il monitoraggio dei sintomi e i test diagnostici può limitare le misure di quarantena ai gruppi colpiti senza dover chiudere l’intera scuola”.