Studiare musica da piccoli aiuta a leggere meglio. E potrebbe curare la dislessia
20 Dicembre 2012 - di Mari
MILANO – Studiare musica da piccoli aiuta a sviluppare il cervello e a leggere meglio e più rapidamente. Una ricerca dell’Università Bicocca di Milano in collaborazione con il Cnr ha dimostrato come il cervello dei musicisti, soprattutto di quelli che hanno iniziato a studiare musica prima degli 8 anni, sia più veloce nel riconoscere le parole.
Questo avviene perché lo studio delle note e del pentagramma modifica i meccanismi neurali di lettura delle parole scritte. Durante la lettura i musicisti attivano aree cerebrali diverse da quelle attivate dalle persone senza competenze musicali.
Durante la lettura, chi non ha mai studiato musica attivava la corteccia occipito-temporale di sinistra e il giro occipitale inferiore di sinistra. Nei musicisti, invece, queste regioni sono sono attive sia sull’emisfero sinistro sia sull’emisfero destro.
Questa scoperta è importante soprattutto per le possibili applicazioni nella cura della dislessia: nei bambini dislessici, infatti, la regione visiva per le parole, cioè quella di sinistra, si attiva in modo insufficiente. Attraverso lo studio della musica si potrebbe modificare questo processo, sviluppando un centro di analisi visiva simbolica anche a destra, da usare per la lettura delle note e delle parole.