Troppa pigrizia è pericolosa: 2 milioni di morti l’anno
21 Novembre 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – La troppa pigrizia non è innocua. I dati raccolti dall’Organizzazione mondiale della sanità parlano chiaro: la totale mancanza di attività fisica causa 1,9 milioni di decessi nel mondo ogni anno e vengono correlate all’assenza di esercizio anche le 2.6 milioni di morti ogni anno causate da sovrappeso e obesità.
I dati sono stati rilanciati dalla Società italiana di pediatria (Sip).
La sedentarietà e la totale mancanza di esercizio sono molto pericolose per la nostra salute. I pediatri hanno anche avvertito che la mancanza di attività fisica può essere anche responsabile di alcuni tumori e del diabete di tipo 2 in una percentuale tra il 10 e il 16 %, oltre che del 22% delle malattie cardiovascolari e di altre patologie croniche.
Il presidente Sip, Giovanni Corsello, ha spiegato:
“Cambiare stili di vita fin dalla prima età è necessario ma questo non significa necessariamente aumentare le ore dedicate allo sport. Il movimento infatti è anche gioco, attività all’aria aperta e passeggiate”.
Come quella degli alimenti, la Sip ha presentato la “piramide dell’attività fisica e motoria”: alla base vi sono le attività da svolgere quotidianamente come preferire la bicicletta o una passeggiata per andare a scuola, salire le scale a piedi ma anche mettere in ordine i giochi… mentre ai gradini più alti sono indicate le attività da svolgere con minore frequenza. In cima alla piramide ci sono le attività “statiche” come l’uso di pc e tv, che sono limitiati ad 1 ora al giorno.
La pratica di uno sport è poi molto importante. Ma come fare ad avvicinare bambini e adolescenti allo sport? Si legge sul Corriere della Sera:
“Secondo la Società Italiana di Pediatria il problema italiano non è farli avvicinare, ma non farli allontanare precocemente. Raccogliendo tutti i dati disponibili in letteratura (fonti Istat, Tavolo nazionale per la promozione dello sport, Eurydice) la SIP ha infatti verificato che in dieci anni (2001-2011) tra i bambini di età compresa tra 6 e 10 anni la pratica sportiva continuativa è aumentata di oltre 5 punti percentuali, passando dal 48,8% al 54,3%. E nell’ultimo anno, grazie a una ulteriore crescita di circa 3 punti percentuali, i più piccoli hanno guadagnato il primato dei più sportivi del Belpaese. Ma le buone notizie, su questo fronte, finiscono qui. Già dopo la scuola primaria, infatti, i bambini italiani cominciano ad allontanarsi dalla pratica sportiva continuativa e a ingrossare le fila dei sedentari. E se fino a qualche anno fa l’età spartiacque era stata quella tra i 14 e i 15 anni, ora il trend negativo comincia già a 11 anni. Solo nell’ultimo anno la quota dei praticanti continuativi nella fascia d’età 11-14 anni è passata dal 56% al 53,4%, percentuale che arriva al 48,5% tra i 15 e 17 anni, e al 34,7% tra i 18 e i 19 anni. Una parabola discendente al crescere dell’età”
Qual è il motivo principale di questa disaffezione allo sport da parte dei giovani?
“Tra le cause di questa disaffezione precoce allo sport – sostiene la SIP – ci sono certamente Internet TV e nuove tecnologie in genere, che “distraggono” significativamente i bambini già alla soglia dell’adolescenza, ma da sole non bastano a spiegare perché il tasso di sedentarietà degli adolescenti italiani sia più che triplo rispetto a quello dei loro coetanei europei (24,6% contro 7% nella fascia di età 15-24 anni), i quali non sono da meno nell’uso di tecnologie digitali, né per abilità né per tempo trascorso. Fulvio Scaparro, psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza da, di questo dato, due interpretazioni: da un lato una scarsa cultura dello sport che riguarda la maggioranza degli italiani, grandi tifosi ma molto poco sportivi; dall’altro una endemica carenza di strutture e di opportunità per consentire ad un adolescente di svolgere adeguatamente una attività sportiva: »L’impegno e gli investimenti profusi in Italia dalle istituzioni per favorire la pratica sportiva nell’adolescenza non sono minimamente paragonabili con quelli degli altri paesi europei con i quali, poi, vogliamo confrontarci. A cominciare dalle scuole che, salvo rare eccezioni, hanno (quando li hanno) attrezzature e impianti sportivi inadeguati. Così come i continui “tagli economici”, sia a livello centrale che locale, stanno soffocando le società sportive che tradizionalmente garantivano agli adolescenti la possibilità di praticare uno sport a basso costo». E Scaparro non risparmia un frecciata alla stampa specializzata che, a suo avviso, potrebbe e dovrebbe dedicare molto più spazio a promuovere i valori dello sport in generale e non concentrarsi solo sugli eventi legati ai pochi sport che fanno “cassetta”. E a proposito di Società sportive, Antonio Correra, Consigliere nazionale SIP, auspica che queste ultime inizino a valorizzare di più la pratica sportiva non agonistica e l’attività fisica, perché l’agonismo esasperato, le aspettative e le pressioni eccessive allontanano i giovani dallo sport”