Diete “post estate”? Esperto: “Non esistono”, ecco perché
6 Settembre 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Alzi la mano chi, tornato “appesantito” dalle ferie, non abbia mai pensato di seguire una delle classiche diete “post vacanza” o “post estate“.
In vacanza è facile lasciarsi andare con qualche peccato di gola di troppo, e accade non raramente che si torni a casa rilassati, riposati e… appesantiti. Le diete “post vacanza” sono un must in questo periodo: giornali, riviste e siti internet spopolano di diete “settarie” che in base alla stagione, all’età, al colore degli occhi o dei capelli suggeriscono diete a volte anche improbabili. Ma non tutti gli esperti sono favorevoli a questo tipo di diete.
Il Dottor Carlo Bertoli, Medico Chirurgo, Specialista in Endocrinologia – Indirizzo Diabetologico, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, del Centro Medico Visconti di Modrone di Milano, spiega al blog “Obiettivo Benessere” di TgCom24 il corretto metodo di approccio ad una dieta in modo tale che questa diventi un vero e proprio stile di vita e non solo una “moda passeggera”:
Carlo Bertoli spiega:
“Io credo che sarebbe ora di smetterla. Per essere chiari non esistono diete post estate, post natale, post Pasqua o post… post… Se vogliamo capirci dobbiamo prima intendere cosa si voglia dire parlando di dieta. Comunemente la dieta viene intesa come dimagrante e, sebbene nella maggior parte dei casi possa esser così, questo non è sempre vero; alcuni intendono invece il termine dieta come sinonimo di educazione alimentare.
Quest’ultima affermazione, per quanto condivisibile in linea di principio, è talmente generica ed abusata da esser ormai totalmente priva di significato”.
La dieta come organizzazione:
“In un ventunesimo secolo da tempo iniziato, la dieta non può più esser intesa come semplice calo ponderale o come istruzione impartita dall’alto a salvaguardia della vostra salute: la dieta deve essere, a mio parere, principalmente organizzazione. Il problema nutrizionale principale degli ultimi vent’anni è consistito nella completa distruzione dell’organizzazione alimentare, sia in termini temporali che qualitativi: il ritmo frenetico della nostra realtà sociale, l’allontanamento dalle realtà familiari e la necessità di ottimizzare il tempo, ha determinato un modo di alimentarsi estremamente caotico e strettamente subordinato a necessità di altro genere, prevalentemente sociali e/o lavorative. Lungi da me quindi l’idea di parlare ora di educazione alimentare, di corrette regole salutistiche o di salire in cattedra a dare precisi, preziosi quanto inutili consigli”.
Lo specialista spiega come la dieta dovrebbe essere vista come
“L’organizzazione migliore possibile, non la migliore, in grado di far coincidere principi nutrizionali di sicurezza con le reali esigenze del quotidiano. Non fidatevi quindi di chi vi propone diete su misura perché avete un metabolismo strano o i capelli lunghi o l’iride azzurra, o di chi vi dice che la dieta è personalizzata sulla base di chissà quali caratteristiche personali, facendovi così sentire modelli unici con il naso a trombetta e le orecchie a punta. Chiunque esercita una professione, vende la propria conoscenza, che si acquisisce grazie alla ripetitività dell’operato; di conseguenza le diete ben fatte sono frutto di esperienza e di un collaudo esperito nel tempo sul campo”.
Per questo motivo, spiega, si può dedurre
“come le diete efficaci si basino, e debbano basarsi, su standard ripetitivi e collaudati, numerosi ma certo non infiniti. La dieta non deve essere personalizzata bensì personale; gli standard a cui mi riferisco, però, pur essendo sicuramente efficaci, ben di rado si adattano tout court alle reali necessità di chi ne deve usufruire: la particolare abilità della dietista o del dietologo deve essere quindi quella di riuscire a confezionare, sulla base dei principi esposti, una dieta estremamente flessibile così da adattarsi a tutte le esigenze che man mano si presentano a chi ne usufruisce”.
Infine, conclude l’esperto:
“Da quanto esposto si può capire come una dieta dimagrante o no che sia, non possa essere post estate o post evento qualsiasi: la dieta, che la si cominci a settembre, a gennaio o a Pasqua, deve continuamente adattarsi alle mutate esigenze di chi la applica perché il suo scopo è principalmente quello di insegnare a gestire correttamente tutte le situazioni di vita quotidiana che man mano vengono a proporsi. Se quindi psicologicamente esistono periodi in cui è più favorevole avvicinarsi ad una dieta, bisogna sempre e comunque affrontarla sapendo che non si tratta di un periodo e che deve continuare a tempo indefinito ma, attenzione, non perché si debba stare a dieta tutta la vita (cosa del tutto impossibile), ma perché è la dieta stessa che deve adattarsi a tutte le condizioni della vita”.