Benessere e Salute

Perché le neomamme tendono a vedere volti negli oggetti

Uno studio dell’Università del Queensland ha scoperto che le neomamme hanno molte più probabilità di vedere volti negli oggetti di uso quotidiano rispetto ad altre donne. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Biology Letters. Jessica Taubert della Scuola di Psicologia dell’Università del Queensland ha condotto una ricerca per determinare se la pareidolia facciale, ovvero la percezione di una struttura facciale su un oggetto altrimenti senza vita, fosse più comune nelle neo mamme, rispetto ad altre donne. La risposta è stata affermativa.

Le donne dopo il parto valutavano gli oggetti vedendo volti illusori più spesso rispetto alle donne incinte e a quelle non incinte, ha detto il dottor Taubert. “Crediamo che possa essere dovuto agli elevati livelli di ossitocina nel corpo dopo il parto. L’ossitocina è nota per ridurre lo stress, migliorare l’umore e promuovere comportamenti materni come l’allattamento, quindi potrebbe contribuire ad una maggiore sensibilità nella percezione dei volti negli oggetti”, ha spiegato la studiosa.

“Il nostro team ha scoperto che i volti illusori negli oggetti di uso quotidiano avevano maggiori probabilità di essere percepiti come maschili piuttosto che femminili”, ha detto. “Successivamente siamo stati contattati da donne che hanno riferito di aver visto volti negli oggetti più spesso dopo il parto, quindi abbiamo condotto un esperimento per esaminare questa teoria”.

Come è stato svolto lo studio

Lo studio ha coinvolto 379 donne: 79 che avevano partorito negli ultimi 12 mesi, 84 donne incinte e 216 donne che non erano incinte. “Abbiamo scoperto che le donne dopo il parto erano più suscettibili ad affrontare la pareidolia“, ha rivelato Taubert. “Sappiamo che il nostro cervello ha una maggiore sensibilità a qualsiasi cosa assomigli a una struttura simile a un volto e questo gioca un ruolo cruciale nel rilevare la presenza di volti umani nei nostri dintorni. Fino ad ora non eravamo consapevoli del fatto che la nostra sensibilità alla pareidolia fluttuava durante le diverse fasi della vita”.

“La ricerca suggerisce anche che le nostre risposte agli stimoli socialmente rilevanti sono intensificate durante la prima genitorialità”, ha aggiunto. “Ciò apre nuove linee di indagine perché sappiamo molto poco su come il cervello si adatta alle sfide uniche associate alla cura di un neonato”. Fonte: Medical X Press.

Silvia_Di_Pasquale

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