Un’app per trovare i cibi più sani al supermercato: ecco Yuka
15 Settembre 2022 - di Claudia Montanari
Nata in Francia e diffusasi presto in tutta Europa, Yuka è un’app che non può mancare sugli smartphone di chi vuole fare una spesa consapevole in termini di salute e sostenibilità ambientale. Oggi definitivamente autorizzata anche in Italia, Yuka offre infatti un quadro chiaro sulle caratteristiche dei singoli prodotti sintetizzando il tutto in un punteggio complessivo reso graficamente da quattro differenti colori: ma vediamo meglio come funziona l’app e quali prospettive apre il suo successo sul mercato dei beni alimentari.
Il digitale al servizio dei consumatori
In questi anni abbiamo imparato a convivere con le tecnologie digitali e a utilizzarle per migliorare la nostra vita quotidiana, per esempio ottimizzando tempi e attività lavorative, velocizzando le comunicazioni con amici, familiari e colleghi oppure accedendo alle piattaforme di svago più vicine ai nostri gusti, da quelle di gioco – come PokerStars Casino – ai servizi di streaming.
Le applicazioni per dispositivi mobili si sono dunque affermate sempre di più come compagni e assistenti di vita tanto da entrare nelle nostre azioni più comuni, come nel caso della spesa alimentare, intorno alla quale sono nati tanti progetti che spaziano dalle semplici liste di shopping digitali ai servizi per ordinare e ricevere i prodotti a domicilio.
In questo grande contenitore si colloca anche Yuka, un’app differente dalle altre perché incentrata soprattutto sull’aspetto salutistico e ambientale dell’acquisto dei cibi che troviamo al supermercato.
Come funziona Yuka
Yuka può essere definita come una sorta di assistente alla spesa alimentare, in grado di fornire in pochi secondi un resoconto dettagliato delle caratteristiche nutrizionali e ambientali del singolo prodotto con un punteggio complessivo sintetizzato da un “semaforo”. In pratica Yuka, attraverso la scansione del codice a barre presente sulla confezione, riconosce il prodotto e restituisce sul dispositivo dell’utente un punteggio che va da zero a 100 e che corrisponde a uno dei seguenti giudizi: eccellente (contrassegnato dal verde scuro), buono (verde chiaro), medio (arancione) e scarso (rosso).
I parametri presi in considerazione dall’app per definire questo punteggio spaziano dagli elementi nutritivi presenti nell’alimento, quindi calorie, zuccheri, fibre, grassi e così via, alla presenza di additivi e ai metodi di produzione e trasformazione, come per esempio l’uso di metodologie di coltivazione biologica, per un metodo più ampio rispetto a quello utilizzato da Nutri-Score, il sistema di etichettatura sviluppato in Francia per semplificare la lettura delle etichette.
Il peso di tali parametri sul punteggio finale calcolato da Yuka è ben preciso: le caratteristiche nutrizionali, infatti, rappresentano il 60% del totale; per un 30% influisce la presenza di additivi tenendo conto di quelle che sono le attuali conoscenze scientifiche e di studi e relazioni ufficiali; l’ultimo 10% è invece legato all’aspetto bio e, quindi, agli aspetti positivi che un’alimentazione biologica può garantire alla nostra salute.
Yuka modificherà il comportamento delle aziende?
Il successo nel numero di download di Yuka non solo in Francia ma anche negli altri Paesi europei dimostra quanto le persone siano sempre più attente a ciò che acquistano e come vogliano essere adeguatamente informate sul contenuto e sulla provenienza dei prodotti. Ciò apre diverse riflessioni, che coinvolgono non solo i consumatori ma anche le aziende produttrici, le insegne commerciali e le istituzioni, alle quali molti chiedono di intervenire con una regolamentazione delle etichette.
In realtà, già molte imprese si stanno orientando in questa direzione modificando le ricette industriali dei loro prodotti nell’ottica di migliorare la qualità nutritiva degli stessi, una scelta che gli stessi clienti non esitano a premiare con le loro scelte di acquisto e a cui anche le istituzioni guardano con attenzione nell’ottica di adeguare leggi e regolamenti a questa nuova tendenza, per esempio adottando misure che portino a etichette più chiare e leggibili e a limiti più stringenti nell’uso di sostanze non naturali.
L’idea di base, che Yuka ha ben sintetizzato, è proprio quella di giungere a sistemi di valutazione degli alimenti che considerino sia l’aspetto nutrizionale che quello di sostenibilità etica e ambientale a 360 gradi, dall’impatto in fase di produzione al benessere animale, per spingere a un cambio radicale delle abitudini di consumo che generi ricadute positive sul pianeta.