Sindrome da rientro: come influisce l’aumento di peso in vacanza
13 Settembre 2022 - di Claudia Montanari
Prendere anche solo 2 chili durante le vacanze può influire sulla sindrome da rientro, raddoppiandone la durata creando uno stato infiammatorio che altera gli ormoni. Cerchiamo di capirne di più.
Quei 2-3 chilogrammi di peso in più che molti prendono, tra cene e aperitivi sulla spiaggia, possono rendere più difficile superare la cosiddetta sindrome da rientro. Un aumento di peso, anche se lieve, può creare uno squilibrio ormonale che, a sua volta, può peggiorarne i sintomi, allungandone di fatto la durata.
“Se l’effetto benefico delle vacanze sembra sparire in fretta, il ripristino della routine per circa la metà degli italiani, soprattutto donne, si associa a stress e preoccupazioni” – dichiara Annamaria Colao, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e ordinario di Endocrinologia all’università Federico II di Napoli.
Cos’è la sindrome da rientro
“È la cosiddetta sindrome da rientro, non una patologia che troviamo sui manuali di medicina, ma a tutti gli effetti una condizione reale che molti sperimentano dopo un periodo più o meno lungo di vacanza soprattutto d’estate”.
Si tratta di una risposta psico-fisica, caratterizzata da ansia, insonnia, irritabilità e stanchezza, che si prova al ritorno a una normalità diversa da quella rilassante e spensierata della vacanza.
Secondo le stime della SIE, ne soffre fino al 45% della popolazione con “una frequenza che nelle donne è da 2 a 3 volte maggiore rispetto agli uomini – precisa Colao – . Un affaticamento che è in crescita anche a causa del long-covid che ha proprio la stanchezza profonda come sintomo principale. La sindrome da rientro, ha in genere natura breve e transitoria e dura da un paio di giorni a una settimana”, sottolinea Colao.
Come influiscono i chili in più presi in vacanza
“Ma anche pochi chili in più presi durante le vacanze possono allungarne la durata fino a qualche settimana. Ci sono ormai numerose evidenze scientifiche che mostrano la presenza di un legame a doppio filo tra aumento di peso e ansia e depressione. In particolare – continua – lo stato infiammatorio causato da un aumento di peso anche lieve, può creare uno squilibrio ormonale mandando in tilt il sistema che trasforma il progesterone in allopregnanolone, l’ormone del benessere e aumentando i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Questo, predisponendo ad ansia e stanchezza, oltre a peggiorare i sintomi della sindrome da rientro, in particolare l’affaticamento, ne puo’ allungare la durata”.
In sostanza, coloro che mantengono il proprio peso forma in vacanza superano meglio e prima i fastidiosi sintomi del ritorno alla routine, ad esempio dopo due o quattro giorni, rispetto a chi invece ha messo su qualche chilo di troppo che può rendere più difficile smaltire la mancanza di energia che dipende proprio dalla fluttuazione degli ormoni come il progesterone e il cortisolo.
Come superare la sindrome da rientro
La buona notizia è che il nostro organismo può essere aiutato a superare più velocemente gli effetti della sindrome da rientro, seguendo qualche piccolo accorgimento.
“La prima regola è cercare di mantenere un buon ritmo sonno-veglia, rispettando il proprio orologio biologico. Grazie a un’adeguata quantità di riposo e mantenendo orari regolari si possono recuperare le energie e si favorisce un buon equilibrio ormonale” raccomanda Colao.
“Altrettanto importante la dieta, che deve essere varia ed equilibrata. Assicurarsi energia non significa consumare troppi zuccheri, che al contrario possono accentuare la sensazione di stanchezza, ma seguire un’alimentazione ricca di frutta, verdura e cereali integrali”.
“Fondamentale infine l’esercizio fisico: la stanchezza da sport è sana, regala endorfine che aumentano il buonumore e mantiene in forma evitando la spossatezza da chili di troppo. Ma soprattutto muoversi con costanza nel lungo periodo regala energia, perché migliorano i processi metabolici e quindi l’utilizzo di energia da parte dell’organismo”.
Il decalogo salva-energie
- Dormire a sufficienza, almeno sette ore per notte, cercando di mantenere un ritmo regolare degli orari di sonno e veglia.
- Ridurre gli zuccheri semplici nella dieta dando la preferenza a un’alimentazione composta principalmente da frutta, verdura, cereali integrali e legumi.
- Bere in abbondanza: una corretta idratazione è indispensabile per un buon funzionamento di tutto l’organismo e anche del cervello, che altrimenti si stanca più facilmente.
- Muoversi un po’ ogni giorno, meglio ancora se all’aperto, dando la preferenza a esercizio aerobico di moderata intensità come camminata veloce, corsa, bicicletta o nuoto.
- Recuperare la capacità di rilassarsi, ritagliarsi ogni giorno un momento di pausa dagli impegni per ridurre lo stress e impedire che diventi cronico.
- Coltivare le relazioni con gli altri, perché le emozioni positive dal rapporto con familiari e amici migliorano l’umore e fanno sentire più pieni di energia.
- Riposare e recuperare un po’ di sonno durante il giorno o nel fine settimana.
- Esporsi il più possibile alla luce naturale, per esempio facendo una passeggiata al mattino o nella pausa pranzo, per sfruttare il potere rinvigorente del sole.
- Assecondare le fluttuazioni ormonali del ciclo mestruale e, seguire le regole anti-stanchezza con maggiore attenzione nella seconda fase del ciclo.
- Se la stanchezza diventa cronica e pregiudica le giornate, chiedere consiglio al medico per capire se sia necessario sottoporsi a qualche controllo, per esempio il dosaggio degli ormoni tiroidei.13