L'abito da sposa no gender di Miche Murgia disegnato da Maria Grazia Chiuri

L’abito da sposa no gender di Michela Murgia disegnato da Maria Grazia Chiuri

24 Luglio 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

Michela Murgia ha sposato con rito civile in “articulo mortis” Lorenzo Terenzi, attore, regista, autore e anche musicista, conosciuto nel 2017 grazie a uno spettacolo teatrale in cui lei era la protagonista e lui lavorava alla regia. Ad annunciare le avvenute nozze lo scorso 15 luglio era stata la stessa scrittrice tramite il suo profilo Instagram. Nel weekend ci sono stati i festeggiamenti. Pochi invitati, quelli più importanti che fanno parte della sua famiglia queer.

Tutti vestiti in abiti bianchi, disegnati dall’amica stilista di Dior Maria Grazia Chiuri. Sull’abito della sposa campeggiava la scritta God save the queer, ricamata con perline rosse sull’abito e dove al posto della testa della regina c’è invece il suo volto.

Nella nuova casa romana che può contenere tutta la famiglia cui Michela Murgia, malata in fase terminale, intende dedicare il suo tempo – i quattro figli — e il resto della queer family — Lorenzo, Claudia, Marco, Alessandro, Cinzia — c’erano le scrittrici Chiara Valerio e Chiara Tagliaferri, il cantante lirico Francesco Leone, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Paolo Repetti, Teresa Ciabatti.

Un non-matrimonio in bianco? “Quando Maria Grazia Chiuri mi ha detto “voglio disegnarti l’abito da sposa” ho provato imbarazzo: non mi considero una sposa. Il fatto che tutt3 continuino a romanticizzare la questione e farci le congratulazioni non cambia la realtà…. Tre giorni dopo mi ha mandato i bozzetti di una intera mini-collezione familiare che interpreta alla perfezione lo spirito queer del nostro stare insieme.

“Completamente bianca per tutti, de-sacralizza il colore nuziale, che cambia significato: il bianco è inclusivo, sintesi additiva di tutti i colori dello spettro. Nella collezione di cui ci ha fatto dono, realizzata ad hoc, ci sono solo pezzi intercambiabili, no gender, tra i quali ciascunə ha scelto la combinazione che meglio esprimeva la sua identità”.

Poi gli anelli: non due fedi, anche queste simboli di appartenenza, ma anelli chevalier in resina con rane, esseri che mutano forma e ambiente più volte nella vita e che possono essere considerati l’emblema del cambiamento stesso. E che tutta la famiglia indossa.

 

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