Billy Porter, costretto a vendere casa per lo sciopero degli attori, si scaglia contro AD Disney
L’attore Billy Porter, noto per il suo ruolo di Pray Tell nella celebre serie “Pose”, vincitore di un prestigioso Emmy, ha recentemente rivelato che sarà costretto a vendere la sua casa a causa dell’impatto finanziario causato degli scioperi degli attori e degli sceneggiatori. Nilly Pose non se la prende con lo sciopero, ma con il sistema che non tutela il settore cinematografico. Inoltre, ha lanciato una risposta diretta e audace all’AD della Disney, Bob Iger.
L’industria dell’intrattenimento sta vivendo momenti di tensione a causa degli scioperi della SAG-AFTRA e della WGA, e le conseguenze si fanno sentire non solo a livello di grandi studi cinematografici e reti televisive, ma anche negli stipendi degli attori stessi.
Billy Porter ha messo a nudo la sua situazione in un’intervista al britannico Evening Standard, spiegando che gli artisti come lui, che dipendono dalla loro arte per vivere, si trovano in una situazione critica. “Devo vendere la mia casa perché siamo in sciopero”, ha rivelato Porter.
L’attore aveva progetti futuri in cantiere, tra cui un nuovo film e una serie televisiva, ma le conseguenze degli scioperi hanno messo tutto in discussione.
Porter non ha esitato a rispondere a un dirigente di Hollywood che aveva suggerito che gli scioperi dovrebbero continuare fino a costringere attori e sceneggiatori a vendere le proprie case. La risposta di Porter è stata diretta e franca: “Ci state già facendo morire di fame”.
Ma il discorso di Porter non si è limitato solo agli scioperi. L’attore si è scagliato contro l’amministratore delegato della Disney, Bob Iger, per le sue dichiarazioni che definivano “irrealistiche” le richieste degli attori e degli sceneggiatori. Con una punta di sarcasmo, Porter ha fatto notare che le parole di Iger sono difficili da accettare, soprattutto considerando il guadagno giornaliero dell’AD, che ammonta a 78.000 dollari al giorno. Porter ha chiosato: “Non ho altro da dire se non vaf*****lo. Non è utile, quindi meglio che tenga la bocca chiusa”.
La situazione di Billy Porter rappresenta un esempio tangibile degli effetti degli scioperi nell’industria dell’intrattenimento. L’attore ha dovuto prendere decisioni drastiche a livello personale a causa dell’impossibilità di lavorare e guadagnare durante gli scioperi. La sua risposta a Bob Iger mette in luce il divario tra le richieste degli attori e la realtà finanziaria dei dirigenti dell’industria. Porter ha anche espresso il suo desiderio di unirsi ai picchetti e lottare per i diritti degli artisti.
La vicenda di Billy Porter solleva un velo su una realtà spesso nascosta dietro le luci della ribalta. Gli artisti, nonostante il successo, possono trovarsi in situazioni precarie a causa di scioperi e trattative. La risposta di Porter è una chiamata all’azione per una maggiore equità e giustizia all’interno dell’industria dell’intrattenimento. La lotta continua, e la sua voce risuona come un richiamo per una maggiore consapevolezza sui problemi che affliggono chi lavora dietro le quinte dell’industria cinematografica e televisiva.
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