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Il paradosso delle etichette alimentari: se c’è scritto vegan la gente compra meno

Le etichette “vegane” e “vegetariane”, spesso considerate un faro per scelte alimentari sostenibili, potrebbero sorprendentemente allontanare i consumatori da opzioni più ecologiche, secondo uno studio condotto dal MIT Media Lab. Questa rivelazione solleva nuove domande sulla percezione del linguaggio e delle etichette nell’indurre scelte più sostenibili.

Lo Studio e i Suoi Fondamenti

Lo studio è nato dalla proposta di Alex Berke, una studentessa di dottorato presso il gruppo City Science del MIT Media Lab. La sua iniziativa di eliminare la carne dai servizi di ristorazione del laboratorio ha scatenato un progetto di ricerca coinvolgendo circa 800 persone, tra cui 160 studenti, per esplorare il rapporto tra etichette alimentari e scelte sostenibili.

Esperimenti e Risultati

I partecipanti agli esperimenti dovevano fare scelte alimentari tra opzioni etichettate come “vegane” e opzioni simili non etichettate. I risultati sorprendenti mostrano che l’etichetta “vegana” spesso disincentiva la scelta di opzioni a base vegetale. Nel primo gruppo di studio, l’opzione etichettata è stata scelta dal 36%, mentre quella non etichettata dal 60,7%. Nel secondo gruppo, i numeri erano rispettivamente 33,9% e 63,8%.

Implicazioni e Possibili Soluzioni

Questi risultati suggeriscono che la rimozione delle etichette “vegane” e “vegetariane” potrebbe essere un passo positivo per ridurre l’impatto ambientale senza compromettere la libertà di scelta dei consumatori. Eliminando queste etichette, i ristoranti potrebbero promuovere scelte sostenibili senza respingere i consumatori. Inoltre, questo approccio non sembra limitare la libertà di scelta dei vegetariani e vegani.

In un’ottica di promozione di diete più sostenibili, lo studio del MIT suggerisce che l’eliminazione delle etichette “vegane” e “vegetariane” potrebbe essere un passo avanti per normalizzare opzioni a base vegetale, rendendole la scelta predefinita. Questo approccio, semplice ed economico, potrebbe contribuire a ridurre l’impatto ambientale senza compromettere la libertà di scelta dei consumatori.

Claudia Montanari

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