Justin Bieber, parla il manager: “Non avrei mai lasciato che morisse”
13 Luglio 2018 - di Claudia Montanari
LOS ANGELES – Justin Bieber, parla il manager: “Non avrei mai lasciato che morisse”. Scooter Braun, manager di Justin Bieber, torna a parlare del periodo buio di Justin Bieber, quando il cantante canadese ha messo a repentaglio la sua carriera e la sua vita artistica.
Ora che Justin Bieber sembra aver deciso di cambiare rotta, tenendosi lontano da scandali e gossip, il manager può tirare un sospiro di sollievo. Dopotutto se Justin Bieber è ancora sulla cresta dell’onda, un po’ lo deve anche a Scooter Braun che nei momenti difficili lo ha sempre consigliato e supportato.
Braun ha concesso un’intervista al quotidiano britannico Guardian, in cui ha ricostruito il crollo e la successiva rinascita del suo cliente (ma anche e soprattutto amico, come tiene spesso a precisare) Justin Bieber:
“Un giorno mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: ‘Voglio cambiare'”.
Finalmente, Braun sembra poter dire: “Missione compiuta”. Dopotutto ormai Justin Bieber sembra davvero aver messo la testa a posto. Ma per il cantante canadese non sono state sempre rose e fiori. Braun racconta del periodo più brutto della vita di Bieber. Era il 2013-2014, quando il manager ha avuto addirittura paura che il cantante potesse morire:
“Ma non lo avrei mai abbandonato, non lo avrei mai lasciato morire”.
Si è trattato del periodo più brutto per Justin, il classico scenario di teenager-idolo-selvaggio con troppi soldi a disposizione e grilli per la testa, in cui le voci di problemi di alcool e aggressioni sparse rischiavano di mettere il cantante in guai seri. Grazie anche al suo manager però Justin è uscito pulito da quel periodo buio. Scooter Braun è riuscito ad indirizzare verso la giusta via la carriera della popstar e, grazie anche al successo planetario di Purpose, a incoraggiarlo a tornare alla religione.
“La cosa migliore successa a Justin è essere riuscito a ritrovare Dio. Si è tolto dall’adorazione degli altri e si è messo al servizio degli altri. Gli esseri umani non dovrebbero mai essere oggetto di adorazione”.