Paola Perego confessa: “Temevo di buttarmi dalla finestra”
19 Maggio 2016 - di Silvia_Di_Pasquale
Paola Perego si racconta a Grazia in occasione del suo 50esimo compleanno. La conduttrici rivela dettagli poco conosciuti della sua vita privata passata: “Per anni il lavoro è stato l’unica cosa che io riuscissi a fare in pubblico. Andavo in onda con l’aiuto dei farmaci che il mio medico mi prescriveva. Lavoravo e poi mi richiudevo in casa. Soffrivo di attacchi di panico e non volevo ammetterlo. Me ne vergognavo, perché mi sembravano una debolezza inaccettabile. Non riuscivo a fare cose banalissime, come guidare”.
Non manca chi l’accusa di essere troppo fredda in tv quando conduce. I realtà, dietro quella veste da dura si nasconde una persona emotiva e sensibile. Una donna che non nasconde le sue paure, tanto da aver parlato di un male contro cui ha combattuto, che per molto tempo l’ha resa estremamente fragile:
“Adesso so perfettamente che cosa sono e che cosa voglio essere – continua Perego – La consapevolezza non si raggiunge con l’età. Crescere aiuta, ma non basta per capire chi sei. Io ci sono riuscita dopo molti anni di lavoro su me stessa”. Poi ancora: “A 30 anni mi sono separata dal mio primo marito (il calciatore Andrea Carnevale, ndr) rimanendo sola con un figlia di 4 anni e un figlio di pochi mesi – prosegue la conduttrice – Ero disperatamente sola. Il mio bambino soffriva d’asma, non dormiva la notte e io avevo paura a prenderlo in braccio: temevo di buttarmi dalla finestra insieme con lui”.
Nel 2011 Paola Perego si è sposata con il manager Lucio Presta. In una intervista a Libero Quotidiano la conduttrice ha raccontato:
“Siamo una coppia normale, abbiamo avuto alti e bassi, facciamo litigate furibonde e non ci parliamo per giorni. Poi tutto torna come prima. Io e Lucio abbiamo messo insieme una famiglia con quattro figli, due suoi, due miei. Non è stato facile perché ci sono tempi e sensibilità da rispettare ma il risultato è commovente: mia figlia Giulia ha 23 anni come suo figlio Niccolò e sono inseparabili. La prima volta che li ho sentiti dire “mia sorella Giulia” e “mio fratello Niccolò”, sono scoppiata a piangere per l’emozione…. Per unire due famiglie serve il rispetto della sensibilità di ciascuno. E poi è stato difficile trovare un punto d’incontro tra due sistemi educativi diversi: magari Lucio permetteva ai suoi figli cose che io non consentivo e viceversa. Abbiamo mediato, riaggiustato le cose piano piano”.