Rania di Giordania, Juliana Awada, Maxima d’Olanda a Davos
26 Gennaio 2018 - di Silvia_Di_Pasquale
Rania di Giordania, Juliana Awada, Maxima d’Olanda a Davos. Le due regine e la first lady argentina sono tra le ospiti del Forum economico mondiale (Wef) a Davos, in Svizzera. Il World Economic Forum si considera “impegnato a migliorare la condizione del mondo”, sforzandosi di essere imparziale e privo di vincoli di natura politica, ideologica o nazionale.
Per l’occasione Rania di Giordania, Juliana Awada e Maxima d’Olanda hanno sfoggiato outfit semplici e allo stesso tempo eleganti. In questi ultimi anni hanno dato prova di essere non solo donne intelligentissime, ma anche icone di stile e bellezza. La regina di Giordania è stata la prima ad affermarsi come punto di riferimento per il mondo fashion.
A Davos “c’è tantissima gente, come non hanno mai visto prima”. Così Donald Trump scherza con i giornalisti, prima di arrivare al World Economic Forum, dove nel primo pomeriggio pronuncerà l’atteso intervento ai big dell’economia. Il presidente americano ha detto che il suo messaggio sarà “molto ben accolto” e rileverà che gli Stati Uniti stanno “facendo incredibilmente bene, meglio di quanto fatto in decenni”.
Trump è il primo presidente americano a partecipare al meeting annuale di Davos negli ultimi 18 anni. Nel 2000, a Davos partecipò Bill Clinton.
“Sarò presto a Davos, Svizzera – ha scritto su twitter poco prima di partire – per dire al mondo quanto e’ formidabile l’America e come va bene. La nostra economia ora sta avendo un boom e con tutto quello che sto facendo non potra’ che andare meglio. Il nostro Paese sta finalmente vincendo di nuovo!”.
Intervenendo alla conferenza nazionale della cooperazione, il premier, Paolo Gentiloni, è intervenuto sul tema del protezionismo.
“L’attività di cooperazione è una componente fondamentale delle relazioni internazionali di cui noi oggi abbiamo bisogno – ha detto il presidente del consiglio -. E’ il mondo che il Paese vuole e che non vogliamo farci scippare da un ritorno di protezionismi e chiusure nelle singole frontiere”.