Al Pacino riceve un premio alla carriere: “Ma non sono finito”
19 Febbraio 2013 - di aavico
LOS ANGELES – ”Non sono finito. Come diceva l’allenatore di baseball Yogi Berra: sarò finito quando avrò finito”. Un premio alla carriera è sempre un momento di bilancio. Lo è stato anche per Al Pacino, che ha ricevuto il premio intitolato a Jack Valenti nell’ambito del festival Los Angeles – Italia, che per una settimana porterà l’Italia e il suo cinema nel cuore di Hollywood. Al Pacino era l’ospite d’onore.
Una standing ovation l’ha salutato sul palco dell’evento organizzato, come accade da otto anni a questa parte, da Pascal Vicedomini. Ad applaudirlo erano davvero in tanti, fra gli altri Michele Placido, Martha De Laurentiis, moglie dello scomparso produttore Dino, Tony Renis, il regista David O. Russell candidato all’Oscar per il film Il lato positivo, il produttore Harvey Weinstein, e il giornalista Larry King, amico di vecchia data di Pacino.
”A New York ero l’unico ebreo in mezzo agli italiani – ha detto il famoso intervistatore della CNN – e quando un italiano diceva di fare una cosa occorreva farla e basta. Non bisognava usare il cervello. Quante botte presi”. Ma Pacino ha altri ricordi: ”Crebbi nel Bronx del dopoguerra. Ero io l’unico italiano in mezzo a irlandesi, ebrei, ispanici ed ero io che prendevo le botte”. N
ell’accettare, dalle mani di Larry King, il Jack Valenti Legend Award, ”un premio così pesante che c’è da guadagnare anche un’ernia”, Al Pacino si è emozionato: ”Sono terribilmente commosso, non mi aspettavo una accoglienza del genere, per me è un grande onore”. L’attore newyorkese ha una grande ammirazione per l’Italia e i suoi miti cinematografici: ”Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Gian Maria Volontè sono i miei maestri, ma lo sono anche i tanti italoamericani che hanno fatto la storia del cinema, Anthony Franciosa, Ben Gazzara… poi negli anni Settanta c’è stata l’esplosione degli artisti di origine italiana: Coppola, De Niro, Stallone… Pacino, appunto, anche se l’italiano io non lo so. In casa mia si parlava italiano solo quando i miei non volevano che capissi. So dire solo una cosa nella vostra lingua: una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia”.