Paolo Giovannesi, nelle sale con “Alì ha gli occhi azzurri”
29 Novembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Nader ha sedici anni, vive ad Ostia ed ha una fidanzata malvista dai genitori, ferventi musulmani. A lui invece importa poco delle tradizioni e della religione perché si sente italiano e preferisce trascorrere le giornate con Stefano, compagno di scuola e di avventure, col quale si lancia in furti, scorribande sulla spiaggia e guai di ogni sorta. Quando però una notte la madre lo lascia fuori casa invitandolo a riflettere sulla sua condotta, per Nader comincerà un percorso diverso, in cui sarà obbligato a fare i conti con la fragilità della sua età e con la durezza del contesto in cui si muove. “Alì ha gli occhi azzurri”, vincitore del Premio Speciale della Giuria al Festival Internazionale del film di Roma 2012, è la seconda opera di finzione del giovane Claudio Giovannesi, che trae spunto per la pellicola da un episodio del suo documentario “Fratelli d’Italia”, in cui investigava intelligentemente l’adolescenza “esotica”. Nader Sarhan e Stefano Rabatti, che sono i reali protagonisti della vicenda che viene raccontata, riescono a “rappresentare” la loro vita nel film con una verità e intensità degne di grandi attori e il merito di ciò va senz’altro ha chi li ha scelti e li ha saputi dirigere con grande sensibilità e autentico interesse antropologico. Ed è proprio l’analisi sociale, priva di qualsiasi moralismo o facile cliché, sulla periferia contemporanea, ad essere il cuore vincente di questo film complesso, eppure così piacevole e lirico; Claudio Giovannesi dimostra di aver non solo capito, ma interiorizzato sul serio la grande lezione di cinema di Pier Paolo Pasolini sulla vita di borgata, offrendo al pubblico un film vero e rigoroso sui nuovi poveri e sull’eterno conflitto fra gli appetiti bestiali e le ambizioni borghesi.