“American gigolò”, il film “manifesto” degli anni ’80 da rivedere
15 Marzo 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Richard Gere deve molto a John Travolta; fu infatti grazie al rifiuto di quest’ultimo, già molto famoso, di interpretare il gigolò Julian Kay che l’attore, nel lontano 1980, divenne una stella di fama internazionale. “American gigolò” potrebbe essere tranquillamente ricordato come il manifesto degli anni Ottanta, per la capacità di racchiudere al suo interno, seppur con assoluta inconsapevolezza, tutte le icone del decennio: i vestiti di Armani, la mercificazione del sesso, la spregiudicatezza della gioventù e il maschio oggetto. Julian Kay (Richard Gere) è un gigolò e diventa l’amante di Michelle, moglie del senatore Straton; l’agente per il quale lavora lo mette in contatto con i Rehiman, una coppia di coniugi perversi. Quando la signora Rehiman viene assassinata, Straton fa cadere i sospetti su Julian, che riuscirà a cavarsela grazie all’intervento dell’amata Michelle. Malgrado la trama rasenti in certi momenti la banalità e malgrado sia eccessivamente “tirato a lucido”, il film riesce a regalare al pubblico, soprattutto femminile, delle sequenze indimenticabili, al cui centro vi è ovviamente il giovane e fascinoso Richard Gere, spesso nudo. È proprio per questo, ma anche per l’ endemica capacità della storia di voler scavare nel torbido senza perdere però un’atmosfera rassicurante, che “American gigolò” può essere considerato a tutti gli effetti un “classico” ed essere visto e rivisto senza perdere di fascino e di divertimento.