L’anno della tigre: il film di Sebastian Lelio da rivedere
14 Ottobre 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Nel febbraio 2010, nel sud del Cile, il carcere crolla a causa di un forte terremoto; come molti altri prigionieri anche Manuel (Luis Dubó) riesce a scappare. Tornato a casa però, scopre che lo tsunami l’ha devastata, uccidendo anche la moglie e la figlia; distrutto dal dolore, Manuel inizia a vagare, vive di detriti raccattati e fa incontri inaspettati, che lo porteranno a confrontarsi con la crudeltà della natura.
Girato a soli due mesi dal terremoto e dallo tsunami che ha travolto il Cile nel 2010, “L’anno della Tigre” è una pellicola che mette in scena, in uno scenario totalmente reale, una vicenda inventata, ma plausibile. Affascinante e incantato, il film si muove per quadri, offrendo all’occhio dello spettatore non solo lo scenario di una terra devastata dalle forze della natura, ma anche un misticismo che sembra accompagnare sia il protagonista che l’occhio del regista. Acclamato dalla critica internazionale, “L’anno della Tigre” è un film da non perdere, per la sua potenza visiva e per la preziosa ed autentica documentazione che offre allo spettatore.