Gabriele Salvatores torna nelle sale italiane con “Educazione siberiana”
25 Febbraio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Il regista di origini napoletane Gabriele Salvatores, già premio Oscar per il bellissimo “Mediterraneo”, torna nelle sale con una pellicola completamente diversa dalle precedenti, confermandosi come cineasta capace di sperimentare e di non crogiolarsi sui passati successi. Alla fine degli anni Ottanta, nel sud della Russia, tra i clan di diverse etnie abituati a seminare terrore, gli Urca siberiani sono i più particolari; essi sono dediti alle più disparate attività criminali, ma hanno un codice d’onore molto forte. Sono contrari all’uso e allo spaccio di droga, rubano ai ricchi e cercano di non far mai diventare il denaro la cosa più importante della loro vita. È in questo clima che crescono Kolima ( Arnas Fedaravicius) e Gagarin( Vilius Tumalavicius), amici per la pelle educati da nonno Kuzja ( John Malkovich); sarà la vita a separarli, avviandoli verso due destini estremamente diversi. Tratto dal romanzo “Educazione siberiana” di Nicolai Lilin, autore russo che scrive in lingua italiana, il film si avvale per la sceneggiatura dell’apporto dei celebri Rulli e Petraglia(“La meglio gioventù”, “Romanzo criminale”), che in qualche modo “normalizzano” il contesto in cui si svolge l’intera vicenda, ampliandone i confini ma penalizzandone forse la specificità e quindi, l’originalità. Malgrado ciò, “Educazione siberiana” resta comunque un film dal respiro internazionale, avvincente e con una regia mai monotona.