“Il sospetto”, il ritorno di Vinteberg con un film che lascia senza fiato
5 Dicembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Thomas Vinteberg, già autore con Lars Von Trier del celebre manifesto Dogma 95, torna nelle sale con una pellicola che lascia senza fiato; “Il sospetto” infatti è uno di quei film in cui, partendo da un particolare apparentemente insignificante, si arriva ad una storia tragica enorme, così come enorme è la fantasia dei bambini e la loro ingenua abilità di distorcere la realtà. Lucas (Mads Mikkelsen) ha trovato lavoro in un asilo; è reduce da un brutto divorzio, ma è stimato dai colleghi e adorato dai bambini, soprattutto da Klara, figlia del suo miglior amico. Klara è affascinata da Lucas, a cui decide di regalare un bacio e un cuore di chiodini; rifiutata con dolcezza e fermezza, racconta al preside di aver subito le attenzioni sessuali dell’insegnante. Mentre la bugia si diffonde, tutti i membri della comunità gli si rivoltano contro e Lucas sarà costretto ad una lotta solitaria per difendere la sua dignità. Vinteberg muove i fili di questa storia angosciante con il rigore e l’intelligenza di sempre e prosegue il percorso iniziato col suo film più famoso, Festen, ossia quello di indagare spietatamente i meccanismi che muovono una comunità, in questo caso quella di un piccolo villaggio in cui tutti si conoscono. Poiché, come scrive lo stesso regista nelle note, “Il pensiero è un virus”, il contagio collettivo non può che degenerare in una crudele isteria che infetta col semplice passaparola; a far da sfondo al tragico è invece una natura algida e bellissima, del tutto indifferente alle umane sofferenze e alla “caccia” spietata che si è deciso di dare ad un uomo, indipendentemente dalla sua reale colpevolezza. Il personaggio di Lucas ha il volto e il talento incredibile di Mads Mikkelsen( premiato per questo film come miglior attore protagonista all’ultimo Festival di Cannes) , che riesce ad aderire perfettamente ad un ruolo molto complesso, restituendo al pubblico un personaggio che è costretto ad indossare i panni del “capro espiatorio”, per liberare la sua comunità da ombre e fobie. Un film intensamente sociale e vero, da vedere assolutamente.