ROMA – Già apprezzato documentarista, Andrea Segre esordisce nel cinema di finzione con una pellicola delicata ed emozionante, che gli è valsa numerosi premi e riconoscimenti. “Io sono Li” è un film che riesce abilmente a mescolare tematiche forti come l’emarginazione e la fatica di essere “diversi” e paesaggi affascinanti come quelli che solo la lagunare Chioggia sa offrire.
Shun Li (la convincente Zhao Tao) confeziona quaranta camicie al giorno per pagare il debito e i documenti che le permetteranno di riabbracciare suo figlio; malinconica e piena di grazia, trova solidarietà in Bepi, un pescatore slavo gentiluomo. L’originalità del film, che riesce ad alternare momenti fortemente drammatici ad altri molto più leggeri, è anche da ricercare nei luoghi; finalmente non più Roma, fin troppo presente nelle pellicole italiane, ma paesaggi “nuovi”, che sono esaltati dall’intensa fotografia di Luca Bigazzi.
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