ROMA – Il principe Kaspar Hauser (Silvia Calderoni), dopo esser fatto scomparire dai nemici per evitare che salisse al trono, riappare improvvisamente su una spiaggia della Sardegna, popolata da pochissimi individui; grazie allo Sceriffo (Vincent Gallo), Kaspar imparerà a capire chi gli è amico e chi invece desidera solo la sua morte.
Su Kaspar Hauser, definito da tutti “il fanciullo d’Europa”, si è scritto moltissimo e nel 1975 il grande Herzog gli dedicò un film che gli valse il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes; è naturale dunque che il regista Davide Manuli abbia sentito la necessità di distanziarsi dal suo illustre predecessore, cercando una via alternativa per raccontare il mistero di questo bambino.
Da qui nasce probabilmente la scelta del bianco e nero, la volontà di ambientare la storia in un luogo desolato e abitato da pochi e strani personaggi; “La leggenda di Kaspar Hauser” diventa dunque un film surreale, grottesco, che sembra rivolgersi più ai sensi che alla logica e che si dimostra essere una prova coraggiosa sia per gli interpreti che per la regia che l’ha elaborato.
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