“Le notti di Cabiria”, un capolavoro senza tempo di Federico Fellini
7 Dicembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Cabiria ( una grandissima Giulietta Masina) è una prostituta romantica e un po’ ingenua che esercita la professione nell’area della passeggiata archeologica a Roma; è talmente grande la sua voglia di credere nell’amore e negli altri, che finisce per credere interessato a se anche il divo del cinema Alberto Lazzari (Amedeo Nazzari), che la porta nella sua faraonica villa per noia e per fare un dispetto alla sua amante. Cabiria verrà allontanata non appena l’amante tornerà a concedere i suoi favori al maturo attore e alla sprovveduta prostituta non resterà che dare una testata in una invisibile porta a vetri. Immediatamente successivo al “Il bidone” e precedente a “La dolce vita”, questo film rappresenta un punto di svolta importante nella filmografia di Federico Fellini; è come se infatti il grande regista avesse sintetizzato in Cabiria, che è il perno centrale intorno al quale ruotano tutti gli altri personaggi, gli aspetti principali di molti dei temi a lui cari all’epoca, riuscendo anche a compiere, probabilmente grazie alla collaborazione ai dialoghi di Pier Paolo Pasolini, un’indagine attenta e profonda sul mondo delle prostitute. Ma la grande capacità di Fellini, accompagnato da Aldo Tonti alla fotografia, è ancora più visibile nelle precise scelte estetiche del film, mirate a rendere sempre presente ciò che sta sullo sfondo; la pellicola infatti offre allo sguardo dello spettatore una Roma in cui i casermoni popolari si ergono in mezzo al nulla, e diventano metafora di un vuoto esistenziale che solo chi conserva un animo puro, come Cabiria, può riuscire a superare. Vincitore di numerosi e prestigiosi premi, fra cui l’Oscar come miglior film straniero nel 1958 e la palma d’oro al Festival di Cannes come miglior attrice protagonista a Giulietta Masina, “Le notti di Cabiria” è uno di quei capolavori del cinema italiano che va assolutamente visto o rivisto, non solo per il suo alto valore artistico, ma anche per la capacità che ha di parlarci di un mondo, quello delle prostitute appunto, in maniera finalmente umana e non convenzionale.