Leonardo DiCaprio nella bufera per il ruolo del filosofo Rumi
13 Giugno 2016 - di Silvia_Di_Pasquale
LOS ANGELES – Leonardo DiCaprio nel ruolo del poeta e filosofo persiano Rumi e Robert Downey Jr. in quello di Shams Tabrizi, il suo maestro e guida spirituale? La rete è insorta alla notizia che due divi bianchi per eccellenza sarebbero “la scelta ideale” per il ruolo dei due mistici sufi che più appropriatamente sarebbe dovuto andare a un attore islamico. In una intervista al Guardian, lo sceneggiatore premio Oscar del “Gladiatore” David Franzoni e il produttore Stephen Joel Brown hanno rivelato il loro cast ideale per il film a sfondo biografico il cui primo ciak, nei loro auspici, è previsto nel 2017.
“Leonardo Wilhelm DiCaprio è dannatamente bianco”, è stata una delle prime reazioni indignate su Twitter che hanno portato alla creazione dell’hashtag #RumiWasntWhite. Non e’ la prima volta che Hollywood viene messa sotto accusa per aver scelto attori bianchi per ruoli di altre etnie: solo di recente Jake Gyllenhaal in “Prince of Persia” e due anni fa Christian Bale nell'”Exodus” di Ridley Scott. E poco importa che ancora il progetto sia di la’ da venire e che DiCaprio e Downey Jr. non siano ancora forse neanche stati contattati.
“Gli serve un Rumi bianco per nascondere il semplice fatto che di questi tempi Rumi non riuscirebbe a passare indenne i controlli di sicurezza in aeroporto”, ha detto su Twitter un utente che si firma Murtaza Hussain. Né ha aiutato il fatto che Franzoni e Brown hanno giustificato la loro scelta spiegando che l’intenzione è di “sfidare gli stereotipi musulmani”, vale a dire questo non è un film su beduini o terroristi. Palla raccolta al balzo da Ayesha, che sempre sul sito di microblogging, ha argomentato che “quando gli serve un terrorista non hanno alcun problema a trovare attori islamici”.
La polemica arriva sulla scia di #OscarsSoWhite: due anni fa le star nere avevano minacciato il boicottaggio degli Academy Awards per protestare contro la apparente discriminazione di attori di colore nel casting. La controversia aveva sforato nel mondo della lirica: l’anno scorso la Metropolitan Opera a New York aveva accettato di non mandare in scena truccato da nero il tenore lettone Aleksandrs Antonenko nella parte di Otello, il Moro di Venezia.
(di Alessandra Baldini, Ansa).