ROMA – L’anziano Seligman (Stellan Skarsgard), trova casualmente in strada il corpo insanguinato di Joe (Charlotte Gainsburg); dopo averla portata a casa sua per soccorrerla, la donna gli rivela di essere una ninfomane…
Con “Nynphomaniac” il danese Lars Von Trier chiude in qualche modo la sua trilogia sulla depressione, cominciata con lo scandalosissimo “Antichrist”; al di là dei sensazionalismi che hanno accompagnato l’uscita del film in molti paesi, il vero fulcro della pellicola è una riflessione profonda ed eterogenea sul sesso, che cerca di tracciare un percorso sulla sessualità e che non invita affatto, come banalmente si potrebbe pensare, al libertinaggio.
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Si potrebbe invece addirittura asserire che “Nynphomaniac” contiene in sé una “morale”, anche se poco viene lasciato all’immaginazione; ne viene fuori un film sicuramente di grande impatto, forse non adatto a tutti, ma che con grande onestà cerca di scandagliare l’ambito forse più ambiguo e complesso in cui l’uomo si esprime.
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