Tratto dal romanzo “Presenze”, di Jerzy Kosininski, “Oltre il giardino” è uno di quei capolavori del cinema che non hanno tempo ma che anzi, in qualunque epoca, continuano a mantenere la loro autenticità e a far riflettere lo spettatore. Chance (un grandissimo Peter Sellers), ha vissuto sempre presso l’uomo che l’ha accolto quando era piccolo: è buono, sa solo di giardinaggio e il resto lo conosce esclusivamente attraverso la tv. Quando muore il suo benefattore viene accolto in casa di un ricchissimo finanziere, consigliere del Presidente. Le sue frasi sul giardinaggio vengono scambiate per profonde metafore e l’ “idiota” Chance finisce al centro dell’attenzione economico-politica. Vincitore di numerosi premi, fra cui quello vinto da Melvyn Douglas come miglior attore non protagonista, “Oltre il giardino” è una favola di sottile ambiguità, che smaschera, attraverso il suo straordinario protagonista, la desolante insensatezza della lotta per il potere. L’ottima regia di Hal Ashby inoltre, riesce con grande leggerezza a fare una satira feroce contro il potere politico fortemente condizionato dal fascino ipnotico della televisione; considerati i tempi, difficile pensare ad un film più attuale di questo.
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