ROMA – È da “Roman e il suo cucciolo”, pièce teatrale del cubano Reinaldo Podov, portata in scena con successo per anni, che Alessandro Gassman ha tratto ispirazione e sostanza per il suo ” Razzabastarda”, storia cinica e spietata che ruota intorno alla nefandezza e al riscatto sociale. Roman (Alessandro Gassman) è un pusher rumeno arrivato in Italia trent’anni fa; molto legato a suo figlio Nicu( Giovanni Anzaldo), sopravvive spacciando droga e affidandosi all’aiuto di un avvocato molto scaltro(Michele Placido), che anni prima gli aveva fatto evitare la galera. Tutto in “Razzabastarda” è urlato, a partire dall’uso del bianco e nero, da cui si esce solo a momenti, come per andare verso una redenzione, tuttavia impossibile. Il fascino della pellicola è sicuramente da rintracciare nel suo potenziale di favola arcaica e feroce, anche se un eccesso di esplorazione linguistica e la parlata rumena posticcia inquinano in qualche modo la spontaneità e la forza del film. “Razzabastarda” resta comunque una pellicola coraggiosa, che si pone lo scomodo obbiettivo di affrontare dei temi bollenti, come quello dell’immigrazione e della dipendenza, messi in scena probabilmente in modo troppo invadente, ma in qualche modo, almeno nella prima parte, d’impatto.
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