“Sotto una buona stella”, Carlo Verdone racconta la solitudine di oggi
13 Febbraio 2014 - di aavico
ROMA – Risate e malinconia, duetti comici esilaranti ma anche un po’ di tristezza pensando ai giovani che se ne vanno a cercare il futuro fuori dall’Italia. ”Senza realtà non so lavorare”, dice Carlo Verdone presentando il suo ultimo film, “Sotto una buona stella”, una commedia romantica anche molto contemporanea che affonda la sua trama sulla coppia di oggi, più in co-housing che innamorata, sui padri “senza palle” (è un leit motive del film) incapaci di gestire una situazione nuova come i figli bamboccioni che continuano ad abitare in famiglia, sul dissesto delle relazioni, sulla perdita del lavoro.
”Sotto una buona stella – spiega Verdone che l’ha scritto con Pasquale Plastino, Maruska Albertazzi e Gabriele Pignotta – è un film sulle solitudini, sulla ricerca di affetto, sul desiderio che abbiamo di solidarietà e di essere abbracciati, sull’incontro con i figli di un padre distratto, sulle nostre fragilità di oggi”. Una commedia romantica a lieto fine, quasi un Valentine movie che Filmauro farà uscire in 730 copie il 13 febbraio e in cui Verdone regista si è sforzato ”di trovare la misura senza essere patetici”.
La storia comincia con uno scontro da manuale: Federico Picchioni – Carlo Verdone, un uomo d’affari che vive con un’affascinante e benestante arredatrice (Eleonora Sergio) in una casa lussuosa di Roma è costretto a fare i conti con un passato piuttosto rimosso, con i figli con cui a parte l’assegno familiare non ha praticamente contatti: il maschio lo chiama per comunicare che la madre è in punto di morte. Estraneo tra estranei, per un disastro finanziario, dovrà accogliere questi ragazzi non potendo più mantenere due case. L’incontro con la compagna è un disastro dopo l’altro e anche la storia tra loro due va a rotoli. Rimasti in tre, dopo che anche la governante li ha abbandonati al proprio destino, cominciano a frequentare la vicina di casa (Paola Cortellesi) che prima scambiano per una idraulica romena e poi per una prostituta prima che lei confessi di fare la tagliatrice di teste sola e attanagliata dai sensi di colpa. Mentre i 4 cominciano a ‘fare famiglia’, i due giovani – Tea Falco e Lorenzo Richelmy – faticano a trovare una strada di autonomia. Federico e la vicina Luisa si sono simpatici ma niente di più, anche se lui deve fare da ‘fidanzato’ all’alto borghese matrimonio del fratello di lei. Si capisce come finirà tra loro dopo orgasmi mimati, parete a parete, stile Harry ti presento Sally, mentre i ragazzi se ne vanno a cercare futuro a Londra.
”Questo non è un paese per giovani”, dice Tea Falco nel film e ribadisce presentandolo. ”E’ una realtà grave – osserva Verdone – l’80% degli amici dei miei figli se ne sono andati chi in America, chi in Canada, chi in Finlandia. Del resto è un paese occupato da persone che non si spostano e che se vengono mandate via vanno pure ricollocate”. Con la Cortellesi duetti scritti ma anche improvvisazione, ”un grande feeling sui tempi recitativi. Se devo dire la verità non ricordo di averla neanche diretta”, dice Verdone, ”Sembrava ci conoscessimo da sempre”, aggiunge lei. Il malinconico Verdone che scrive poesie (”prima o poi e pubblicherò”) guarda indietro la sua carriera e riflette: ”non mi aspettavo di durare così tanto, puoi avere talento ma ci vuole una buona stella oltre all’onestà per restare a galla e io non voglio rischiare il patetico, cerco di trovare storie in cui portare la mia maschera di oggi o di mettermi al servizio, come nel caso della Grande Bellezza cui auguro di vincere l’Oscar perchè Paolo Sorrentino se lo merita, di altri registi. Spero di essere considerato anche per altri ruoli, anche se il mio destino è la commedia”.