“L’uomo in più”, il primo capolavoro di Paolo Sorrentino da rivedere
22 Febbraio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – “L’uomo in più” è, per gli appassionati di cinema e non solo, un film estremamente importante; innanzitutto è l’opera prima di Paolo Sorrentino, che in pochi anni è diventato uno dei registi italiani più apprezzati e riconosciuti , ma anche perché è il film che ha dato finalmente una chiara notorietà al suo protagonista, Toni Servillo. L’attore napoletano, già molto noto anche come regista nell’ambiente teatrale, con questo film conquista critica e pubblico cinematografici, attraverso un personaggio oscuro, ambiguo ed estremamente affascinante. Negli anni ’80, a Napoli, Tony( Toni Servillo) è un cantante all’apice del successo; apparentemente sicuro di sé, è in realtà un cocainomane incallito e afflitto dal peso della morte del fratello sulla coscienza. Antonio Pisapia( Andrea Renzi) invece,è uno stopper integro che non si presta ai trucchi del calcio scommesse. Tony verrà messo fuori gioco da una minorenne che gli si offre e poi lo denuncia; i due cercano di risalire la china, ma se Tony sembra disilluso, Antonio è convinto fino all’ossessione di poter essere un valido allenatore. Grazie ad una sceneggiatura intensa, vincitrice del premio Rai Iternational, Paolo Sorrentino riesce a mettere in scena una storia di doppi e di riflessi estremamente sofisticata e drammatica; i momenti di maggiore grandezza del film sono tuttavia regalati dalla meravigliosa interpretazione di Toni Servillo: come dimenticare infatti il suo monologo davanti alle telecamere di una piccola rete televisiva, in cui riassume il suo personaggio, la sua vita e i suoi sentimenti? “L’uomo in più” diventa così un piccolo gioiellino di cinema e di recitazione, che non ci si stanca mai di rivedere.