Verdone a Repubblica: “La Roma di Allen mi fa piangere”
30 Maggio 2012 - di marina_cavallo
ROMA – “Il film di Woody Allen sulla mia città? Non fa per niente ridere, anzi, fa piagne: è un’opera assolutamente inutile, mostra una capitale che non esiste, magari esistesse, e che secondo me non è mai esistita. Non sta né il cielo né in terra: punto. Un’operazione solo turistica, la sua: si voleva fare una vacanza e basta. E dire che tutto il cinema italiano gli è andato dietro: poi si sono lamentati che sono stati quasi tutti tagliati al montaggio, ma che si aspettavano? La realtà è che questa metropoli è rimasta la stessa che si vede all’inizio di Roma di Federico Fellini: ricordi la scena, l’ingorgo sul Grande raccordo anulare? Lo dico con dolore, ma siamo ancora a quel punto. Almeno Fellini ci metteva pure la poesia, oggi invece resta dolo il degrado”.
E’ un Carlo Verdone furioso, appassionato, senza peli sulla lingua, quello che parla a Repubblica.it da Torino, dove è impegnato nella registrazione della sua Cenerentola, una favola in diretta (trasmessa in diretta su RaiUno, in mondovisione, il 3 e 4 giugno). Lo spunto di questa conversazione viene da una sua intervista a Sorrisi & canzoni, in cui ha definito l’alleniano To Rome with love “il brutto film di uno che non ha capito niente di Roma. Una pellicola da cartolina dei tabaccai”. Parole che il regista e attore, simbolo vivente della città, non smentisce. Anzi, rincara la dose: il suo è un atto d’accusa che dall’autore newyorkese arriva fino ai politici locali.
Allora, Carlo: la sua è una bocciatura senza appello...
“Mi dispiace dirlo di Woody, ma è così: la sua ultima fatica è un presepe finto, in cui non ha fatto altro che giocare coi luoghi comuni. E’ una Roma vista con gli occhi degli americani, che quando viaggiano sperano di trovarla così: gente bonacciona, un po’ sguaiata, i monumenti, se mangia bbene… Roma invece è una città piena di problemi, che amo tantissimo, che mi sta a cuore, ma è diventata impossibile. E me ne sono accorto fino in fondo solo adesso, in questa trasferta di lavoro di tre mesi a Torino”.
Ci racconti allora il confronto tra queste due realtà italiane.
“La differenza è abissale. Io voglio bene alla mia città, ma vedere come la trattiamo mi fa rabbrividire. Qui a Torino è tutto diverso: i monumenti vengono esaltati con discrezione; ci sono gentilezza, ordine; mai un’auto in doppia fila. Ed è una città viva, piena di eventi culturali, vivace anche di notte. Roma invece ha solo una sterile movida fatta di bottiglie rotte fuori dai locali, ma la realtà è che è una città in cui – lo dico con dolore – non succede nulla. Anche con gli immigrati cambia tutto: qui a Torino si integrano bene nel tessuto sociale”.
Il suo atto d’accusa è forte.
“Ma quale altra capitale è così? Se un ristoratore ha una licenza per un metro all’esterno, se ne prende dodici; se apre un locale, arrivano cinque posteggiatori abusivi. Ci sono posti belli come Villa Sciarra ma anche lì è tutto rotto, sulle statue dei patrioti trovi scritto ‘str… chi legge’. Non è cambiato nulla da come la raffiguravano Fellini, o Pasolini: e loro lo facevano con l’occhio del poeta”.
Difetti e problemi che il Verdone regista saprebbe raccontare con grande efficacia...
“La verità è che sono stanco, impegnarmi su questo mi farebbe troppo male: e infatti sempre di più sono tentato di non girare film a Roma. Dove peraltro non trovi mai il silenzio che serve su un set esterno: forse solo passeggiando al Verano, se non hai paura e sei in pace con Dio…”.
Colpa dei cittadini e anche dei politici?
“Certo: per la paura di perdere voti non cambiano mai nulla. Basterebbe mettere delle regole: nessuno lo fa. E il risultato e che viviamo un nuovo scandalo ogni 24 ore. E loro continuano a dare un colpo al cerchio e uno alla botte: basta!”.
Per tutti questi motivi il film di Allen l’ha fatta arrabbiare. “Certo: ha voluto solo farsi una vacanza romana. Ha dato al pubblico americano quello che voleva vedere: una rappresentazione anche un po’ ignorante”.
Lei quest’estate girerà come attore La grande bellezza di Paolo Sorrentino, ambientato a Roma: crede che la sua visione sarà un antidoto alla melassa alleniana?
“Non posso parlare del film, ovviamente. Ma ho la sensazione che la visione iperreale, psichedelica di un autore come Sorrentino rimetterà i puntini sulle ‘i'”.
A seguire il trailer del film “To Rome with love” in versione italiana: .