“Vita di Pi”: Ang Lee torna nelle sale coniugando realtà e finzione
27 Dicembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Cosa dire di più oltre quello che è già stato scritto e detto sul nuovo film di Ang Lee? “Vita di Pi” è un film-happening, un momento di incontro avventuroso e affascinante fra il pubblico di massa e quello più esigente, un blockbuster raffinato e fantasioso. Tratto dal romanzo dello scrittore canadese Yann Martel ( premiato nel 2002 con il Booker Prize), “Vita di Pi” ha come protagonista il giovane Pi Patel (Suraj Sharma), cresciuto con la famiglia a stretto contatto con lo zoo paterno e abituato a mescolare fin dall’infanzia fantasia e realtà; dopo una terribile tempesta, in cui affonda la nave su cui viaggia il giovane insieme alla sua famiglia, Pi resta solo con la tigre Richard Parker, l’animale più temuto dello zoo. Il racconto di formazione che è alla base della pellicola sceglie ancora una volta, come era già accaduto in The Millionaire di Danny Boyle, l’India come paese simbolo per descrivere vite difficili e sottoposte a fatiche impossibili prima di giungere al meritato successo. Ang Lee, geniale e pluripremiato regista, non sembra essersi accontentato di aver esplorato tutti i generi possibili e si lancia con questo film in una nuova sfida, coniugando perfettamente realtà e computer graphics e spingendo il pubblico a compiere un viaggio visionario e allegorico in un mondo incantato e terrificante al tempo stesso. In conclusione, si può affermare che “Vita di Pi” ha tutto quello che ci si può aspettare da un romanzo popolare, capace di incantare i più giovani e far germogliare la speranza nei più adulti.