“Carne rossa cancerogena”: parliamone… con alcuni dati
28 Ottobre 2015 - di Claudia Montanari
ROMA – La carne rossa fa male. La carne rossa è cancerogena. Anzi no, la carne rossa è probabilmente cancerogena, ma le carni lavorate sono causa di tumori. Via wurstel dunque, ma anche via il prosciutto e, chiaramente, via il salame. L’OMS ha lanciato l’allarme inserendo le carni lavorate nel gruppo 1, paragonabile ora a quel terzo girone dell’inferno in cui Dante colloca i golosi. Nemmeno a dirlo, tempo 3 ore ed è scattata l’ortoressia. Praticamente, la situazione è questa: due giorni fa ci dicono che “la carne rossa è cancerogena e moriremo tutti”, oggi “psicosi carne rossa cancerogena“. E ti credo, vien da dire, dopo che qualche titolo coraggioso è riuscito addirittura a paragonare la carne rossa al fumo e all’alcool.
Diciamo la verità, questa cosa della carne rossa ci sta un po’ sfuggendo di mano. In primo luogo, è bene specificare che l’OMS ha detto che la carne rossa potrebbe essere cancerogena, tuttavia non ci sono ancora prove sufficienti per dimostrarlo. La frase esatta da estrapolare dal concetto sarebbe “troppa carne rossa potrebbe fare male”: niente di nuovo sotto il sole, allora. Parliamoci chiaro, la logica del non mangiare carne “perché potrebbe fare male”, allo stato dei fatti, è un po’ come non voler guidare un’automobile perché si potrebbe rischiare un incidente. Senza contare, poi, che non tutti gli insaccati sono uguali: vuoi mettere una salsiccia fresca di Norcia a confronto con un hot-dog?
E proprio sulla carne lavorata l’OMS ha deciso di scagliarsi, riconoscendola come cancerogena. Da qui, la reazione psicotica dell’opinione pubblica che sembra come se fino a un giorno fa i medici di fiducia ci dicessero “Per guarire, prescrivo 5 etti di salame stagionato al giorno”. Prendiamo però alcuni dati oggettivi, considerando il fatto che l’ignoranza uccide molto più di un panino con la salsiccia. Lo stesso IARC ha affermato che ogni 50 grammi di carne lavorata consumata al giorno, aumenta del 18% la possibilità di ammalarsi di cancro al Colon. Olè, già cambia tutto. Inoltre, l’IARC ha anche affermato che:
“Per una persona il rischio di sviluppare un tumore colon rettale rimane molto basso, ma questo rischio aumenta con il consumo di carne processata.“
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che il rischio rimane basso se non si abusa di insaccati. Sono dunque questi ultimi cancerogeni? Ma anche no, mi vien da dire. Aver inserito le carni lavorate nel gruppo 1, insieme a fumo e alcool, non vuol dire che domani moriremo tutti. Per far capire meglio la questione, una frase di Salvo di Grazia mi sembra efficiente: “Per favore, fategli sapere che nella stessa classe di rischio c’è la luce del Sole ed il lavoro a turni”. Sorridevo ieri, in treno, mentre sentivo una ragazza polemizzare allarmata sulla carne rossa, mentre si stava gustando uno di quegli snack chimici delle macchinette automatiche.
Dopotutto, ricordiamoci che diversi studi hanno dimostrato che l’evoluzione dell’uomo ha avuto inizio quando ha smesso di essere vegetariano ed ha iniziato a mangiare carne. Un dato di fatto sottolineato anche nel libro di Nicholas Wade, “Before the Dawn. Recovering the lost history of our ancestors”. Dopo un periodo di forte siccità che procurò la morte di foreste e, di conseguenza, di vegetali e frutta, milioni di anni fa le scimmie furono costrette ad abbandonare le banane e diventare necessariamente carnivore, cominciando a mangiarsi tra di loro. Vivere o morire? La teoria di Darwin, dopotutto, è scienza. Abbandonarono i vegetali e cominciarono a mangiare la carne ed oplà, ecco il salto verso l’intelligenza: si scoprì, pian piano e con l’avvento del fuoco, che la carne cruda era sufficiente, ma cotta era ancora meglio. Il resto è storia. Non è certo un caso, suvvia, se la vita non ha fatto altro che allungarsi, di era in in era, di decennio in decennio, di anno in anno.
Niente allarmismi, dunque: tra carne rossa e veganismo, invece, dovrebbe vincere il buonsenso. E ricordiamo sempre che la carne rossa sarà anche pericolosa, ma dire “No NONNA, questo non mi va più” potrebbe essere anche peggio. Molto peggio.