Non riesci a innamorarti? Colpa della filofobia!
ROMA – La persona che abbiamo davanti è proprio quella della nostra vita? L’amore è un sentimento inspiegabile tuttavia gli scienziati hanno provato a dare una risposta alle nostre domande più profonde. Secondo lo psicologo Arthur Aron vi è un metodo scientifico infallibile per innamorarsi: un semplice “questionario” di 36 domande può far innamorare due persone al primo incontro. Nel suo esperimento, messo a punto 20 anni fa e tornato prepotentemente di moda, furono coinvolte 17 coppie di uomini e donne eterosessuali alle quali furono sottoposte 36 domande specifiche. Successivamente le coppie rimasero a fissarsi negli occhi per quattro minuti.
IL QUESTIONARIO:
In realtà le 36 domande che appaiono sul questionario non sono altro che quelle che tradizionalmente si fanno durante un primo appuntamento, come per esempio: Cosa significa per te l’amicizia? Qual è il tuo più grande successo nella vita? Cosa ti piacerebbe fare in una giornata perfetta? Che tipo di relazione hai con tua madre? Quand’è stata l’ultima volta che hai piano di fronte a qualcuno? E da solo? Insomma, tutte quelle cose che faremmo bene a chiedere durante un primo appuntamento, se vogliamo scoprire la parte migliore del nostro partner.
Le domande scritte dagli studiosi americani sono suddivise in tre sezioni, e spaziano da alcune più leggere ad altre che comportano la rivelazione di segreti molto intimi e “costringono” la coppia a guardare con attenzione se stessi e la persona che si ha di fronte e cercare di capire le cose positive e quelle negative che si hanno in comune.
È quest’ultima, a detta dei partecipanti all’esperimento, la parte più complessa: scoprire «tre cose che avete in comune», oppure comunicare «cinque cose che ti piacciono di lui/lei» è risultato intrigante ma anche difficile, un po’ perché prerogativa dell’esperimento è non conoscere il partner, e un po’ perché sono proprio gli sconosciuti che a volte ci dicono le verità peggiori – o migliori – su noi stessi.
Secondo lo psicologo, dopo le domande poste e i minuti trascorsi a guardarsi negli occhi, ogni partecipante all’esperimento avrebbe dovuto sentirsi più vicino alla persona che aveva davanti. E, in effetti, sembra proprio che l’esperimento abbia funzionato con diverse coppie: addirittura le prime due persone che si sono sottoposte al test hanno deciso di sposarsi sei mesi dopo lo studio. Certo, l’amore è un sentimento complicato ed è difficile quantizzarlo soprattutto ad un primo appuntamento, tuttavia l’esperimento intende proporre un modo nuovo ed interessante per far nascere intimità è confidenza. L’esperimento è stato recentemente replicato sia da una giornalista del New York Times, sia da due giornalisti del Guardian, e il risultato fa ben sperare: una su tre – la newyorchese Mandy Len Catron – ha trovato l’amore.
Ecco le domande divise in 3 sezioni. Le domande sono divise in 3 parti per un motivo ben preciso: la prima parte sostituisce il chiacchiericcio formale e di circostanza che inaugura le conversazioni, ma ne accelera l’andamento. La seconda parte forza la conversazione verso temi molto personali, la terza parte approfondisce la seconda e ti obbliga a parlare dell’altra persona, e quindi a osservarla meglio per poter parlare di lei o di lui.
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