Mi sposo: chi invito? Meglio pochi ma buoni
24 Giugno 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – “Fra qualche mese mi sposo, ma non so bene ancora chi invitare!”, è stata la frase con cui ha esordito una mia buona conoscente qualche giorno fa, sotto un cocente sole romano che forse ha il potere di confondere le idee. Quando si parla di matrimonio la questione “inviti” può facilmente diventare un tasto dolente, poiché scatena una serie di dinamiche che quasi sempre non hanno nulla a che fare con la coppia e l’evento da celebrare.
La mia simpatica, nonché un po’ svampita, conoscente si è posta giustamente il problema di chi invitare o meno quel giorno, dal momento che col suo compagno hanno scelto un gettonatissimo “matrimonio intimo”, che fa tanto chic ed è decisamente più economico.
Una volta deciso di lasciare a “casa” prozii quasi mai incontrati, cugine zitelle di terzo grado e conoscenti di vario genere ( fra cui per fortuna compaio anch’io!), ecco che si pone il dilemma : i colleghi vanno invitati? E i superiori? E gli ex fidanzati che sono rimasti amici?
Parlando con lei mi sono resa conto di quanto un semplice invito, o l’assenza di esso, possa scatenare conflitti, gelosie e imbarazzi e di quanto dunque sia importante saper scegliere con buon gusto e intelligenza gli invitati al proprio matrimonio.
Il web ovviamente pullula di blog o siti dedicati all’argomento, tutti molto proiettati verso l’aspetto “formale” del matrimonio e molto meno verso le legittime esigenze degli sposi, che dovrebbero essere gli assoluti protagonisti della giornata. Si parla tanto di confetti, ipotetiche bomboniere, look adeguati, ma molto poco di ciò che veramente può fare la differenza fra una festa di matrimonio riuscita ed una assolutamente fallita: le persone che vi partecipano.
In una società ricca di scambi e relazioni può essere davvero complicato scegliere chi invitare o meno e proprio per questo forse sarebbe più saggio partire dal punto di vista opposto, ossia da chi sarebbe opportuno non invitare al proprio matrimonio.
In cima alla lista compaiono inevitabilmente gli ex fidanzati/e, ex mariti o mogli ed ex amanti in generale. Non è certo una questione moralistica, ma di buon gusto; che senso ha dare inizio ad un nuovo percorso di vita alla presenza dei “fantasmi” del passato? Senza contare che, mentre voi siete felici di convolare a giuste nozze, il vostro ex potrebbe sentirsi a disagio e creare imbarazzo col suo malumore. Anche se si è rimasti in ottimi rapporti, invitare un ex al proprio matrimonio è una scelta potenzialmente pericolosa e dunque da evitare. Se vi vuole davvero bene capirà.
Leggermente diversa e più ambigua è la scelta di non invitare un proprio superiore; in teoria ovviamente non c’è nulla di male, a patto però che voi non viviate come un “esame” anche il giorno del vostro matrimonio e che vi sia un qualche rapporto di cordialità che va al di là dei semplici scambi professionali. Se fra voi e il vostro capo non vi è alcun tipo di confidenza e sapete che non conosce nessun altro degli invitati, forse è il caso di soprassedere. Ne gioverà anche il vostro futuro professionale, perché gli avrete risparmiato una giornata noiosissima.
Infine, sarebbe auspicabile evitare di invitare tutte quelle persone che non si frequenta da anni e di cui, praticamente, non si sa più nulla. Il clima emotivo pre-matrimoniale può generare romanticismi di ogni sorta, ma invitare la migliore amica delle elementari che ormai vive in Olanda, che non vedete da dieci anni e di cui sapete pochissimo, può essere davvero una pessima idea. Ritrovarsi a provare vergogna o imbarazzo per un proprio invitato è uno di quegli errori che non vale la pena commettere, a meno che non siate spensieratamente amanti dell’imprevisto.
Non so alla fine come sceglierà di regolarsi la mia simpatica conoscente, né di come sarà la sua festa, che però amo immaginare allegra e divertente; parlando di nozze poi, e di tutta quell’infinità di cose da organizzare, stabilire e decidere, non posso far a meno di pensare alla micidiale osservazione di George Byron, che a tal proposito diceva: ” Se Laura avesse sposato Petrarca, pensate che lui le avrebbe dedicato sonetti tutta la vita?”. Ma perché tocca sempre scegliere fra sogno e realtà?