Sessuologo non più tabù: crisi di coppia? Uomini e donne si fanno curare
16 Dicembre 2014 - di Claudia Montanari
ROMA – I numeri parlano chiaro: negli ultimi 5 anni la frequenza delle coppie dai sessuologi è aumentata del 15%. E non perché ci siano maggiori problemi a letto rispetto al 2009 ma semplicemente perché, anche per gli uomini, sembra essere precipitato il tabù dell’esperto “per risolvere i problemi di intimità”. Così, in caso di crisi o problemi di sesso, ben venga l’aiuto del sessuologo pur di salvare la relazione.
Questo, almeno, è quanto si legge su Repubblica, dove Vera Schiavizzi scrive:
“Nel privato, le terapie durano in media sei mesi, con una visita ogni due settimane. E la richiesta continua, posto che dopo il Viagra e i suoi simili, dopo che perfino il punto G è stato fotografato e diffuso sulle riviste scientifiche, gli italiani — come i francesi, i belgi e i tedeschi — si sono convinti che non servano lunghe psicoanalisi alla ricerca di sé, ma una visita dal medico giusto. Nascono “Settimane del benessere sessuale” con consulenze gratuite (la prima è stata nello scorso settembre), ma anche “Secs cathedra” (nel gennaio del 2015 all’Università di Tor Vergata si aprirà la prima)”
Tuttavia, come si legge su Repubblica, il sessuologo non ha ancora un corso di Laurea a sé ma i medici che vogliono intraprendere questa carriera devono barcamenarsi tra master e studi sperimentali. Eppure, il sessuologo non è solo un medico ma è anche il perfetto rimedio “anti infedeltà”:
” Su 16 milioni di italiani che potrebbero soffrire di un disturbo sessuale, almeno 80.000 sarebbero le coppie a rischio di rottura per problemi irrisolti nati in camera da letto, mentre i matrimoni non consumati sarebbero 20.000 e la mancanza di un’attività sessuale giudicata da entrambi soddisfacente sarebbe all’origine di un quinto delle separazioni legali. Andare a consultare un esperto, dunque, è un modo come un altro per assicurare al compagno, o alla compagna, che si vuol fare di tutto per restare insieme, compreso raccontare a un estraneo le proprie vicende private, sottoporsi a anamnesi e confessioni, tornare a casa e mettere in pratica ciò che ci è stato raccomandato in studio”
Roberta Rossi dell’Istituto italiano di sessuologia clinica spiega a Repubblica:
«La nostra federazione cerca di integrare biologico e psicologico. Alla Settimana del benessere abbiamo avuto grandi risposte un po’ in tutta Italia. Dieci anni fa, il nostro pubblico era fatto prevalentemente di donne. Poi sono arrivati gli uomini, quelli che a mano a mano capivano che il Viagra può risolvere alcuni problemi ma non certo un calo di desiderio, e che, comunque, ogni farmaco deve essere accompagnato da una coppia che deve mediare i problemi e le terapie»
Il calo di desiderio negli uomini:
«Negli uomini, il calo di desiderio si accompagna a un disturbo sociale, al fatto che molti uomini non riescono più a interagire con ruoli e relazioni cambiate nei confronti delle donne. Apparentemente, nella coppia tutto pare funzionare, ma il sesso rivela che non è così. Farmaci come il Viagra lavorano sull’erezione, non sul desiderio. E fino a dieci o quindi anni fa erano gli uomini quelli desideranti, ora non lo sono più»
Insomma, tutto cambia. Oggi, rispetto ad un decennio fa, a rimanere bloccate sono le coppie 40enni che decidono di risolvere problemi intimi che hanno magari da molti anni:
«In molte coppie problemi sessuali anche gravi, che di fatto inibiscono una relazione completa, si sopportano per anni — dice Roberto Bernorio, ginecologo e sessuologo milanese — Poi, dopo questi lunghi periodi di “sessualità pigra”, scatta l’orologio del figlio e si cerca una soluzione semplice e rapida».
Giorgio Nardone e Matteo Rampin, psicoterapeuti che hanno appena finito di scrivrere “Quando il sesso diventa un problema”, spiegano a Repubblica:
«Quello che il terapeuta deve cercare di fare è cambiare i meccanismi del paziente che non funzionano, e impediscono proprio le reazioni, dall’erezione all’orgasmo, che invece si vorrebbero provare ». Ecco perché accade che il sessuologo “vieti”, per un certo periodo, alle coppie di avere relazioni complete, partendo prima dagli approcci più semplici, come uno scambio di carezze, per poi arrivare via via al sesso completo.
Giuseppina Barbero, sessuologa a Torino, spiega che i tempi della terapia possono essere non lunghi ma nemmeno fulminei:
«Nel giro di sei mesi, con un approccio funzionale, si riesce a venire a capo della maggior parte dei problemi frequenti, a cominciare dal vaginismo, oggi molto diffuso a qualunque età».
Emanuele Jannini, alla guida sella Società italiana di andrologia medica e medicina della sessualità, più di qualunque cosa spera che la sessuologia diventi una materia all’Università. Questo è uno dei motivi per cui sta per lanciare il suo Secs Cathedra a Tor Vergata:
«Lo faremo vicino ai dormitori degli studenti e aperto a tutti, dai professori agli assistenti agli allievi. Solo raccogliendo le confidenze dei pazienti e dimostrando come si può essere assistiti, a partire dal campus, affermeremo la sessuologia per qualcosa di diverso da ciò che è oggi in Italia dove corsi e master sono tutti rigorosamente privati. Un peccato, perché nella ricerca scientifica l’Italia è già oggi all’avanguardia ».