Venezia: 13enne venduta per 3000 euro e violentata
13 Agosto 2012 - di Claudia Montanari
VENEZIA – A soli 13 anni, una bambina è stata venduta come promessa sposa, torturata e stuprata e non ci troviamo, come molti potrebbero subito immaginare, in Afghanistan, bensì in Italia, a Venezia. Secondo la ricostruzione e le indagini della squadra mobile di Venezia, la giovane sarebbe stata prima venduta per 3.000 euro come promessa sposa ad una famiglia macedone poi avrebbe subito le violenze, la segregazione e la tortura con un filo elettrico. Alla fine la giovane è stata messa sotto protezione dalla “mobile” lagunare” che ha arrestato il futuro sposo (17 anni) e la madre di quest’ultimo.
Le indagini sono iniziate il 2 agosto, quando gli agenti sono intervenuti a Marghera (Venezia) dove alcuni cittadini avevano segnalato la presenza di una ragazzina che chiedeva aiuto e con il volto completamente tumefatto. La giovane è stata portata in ospedale: i medici hanno riscontrato diversi traumi e bruciature sulle gambe e hanno disposto il ricovero con una prognosi di circa un mese.
La ragazzina ha raccontato di essere stata venduta per 3.000 euro in Macedonia dalla propria famiglia ad un’altra del suo paese, ma residente a Venezia, come promessa sposa per il loro figlio. Arrivata in Italia assieme alla futura suocera, la 13enne ha tentato di ribellarsi, subendo però violenza sessuale completa da parte del ragazzo. Questi, secondo le accuse, sarebbe stato aiutato dalla madre, che immobilizzava la giovane ed incitava il figlio a compiere il suo ‘dovere’. Per il tentativo di fuga, tra l’altro, la ragazzina è stata segregata in casa, sistematicamente picchiata e punita immergendola nella vasca da bagno, dove le sono state procurate delle bruciature alle gambe utilizzando un filo elettrico. Sulla base degli accertamenti svolti la polizia ha dapprima sottoposto a fermo di polizia giudiziaria il macedone e poi ha eseguito un provvedimento di fermo nei confronti della madre del giovane. Questa nel frattempo era fuggita, nascondendosi a Napoli, dove è stata rintracciata con il sostegno della ‘mobile’ partenopea. Madre e figlio sono accusati di violenza sessuale aggravata ai danni di minore, maltrattamenti aggravati, lesioni aggravate.