Fino a 7 anni non parlava poi la svolta4

Fino a 7 anni non parlava poi la svolta: ecco come ha fatto FOTO-VIDEO

5 Luglio 2016 - di lbriotti

LONDRA – Per i primi sette anni della sua vita Jonathan Bryan era intrappolato ed incapace di parlare e muoversi. L’unico modo per comunicare con il mondo esterno era il motivento dei suoi occhi, il piccolo sorriso che riusciva a fare e qualche gesto occasionale del braccio che muoveva a scatti.

Jonathan e la sua famiglia vivono a Chippenham nel Wiltshire inglese. Dopo essere stato “affamato” di ossigeno nel grembo materno, condizione causata da un incidente stradale terribile che ha subito la madre, il bambino è stato per diversi anni bloccato nel suo corpo. La diagnosi parlava e parla tuttora di paralisi cerebrale: durante la gestazione, un medico aveva esortato i genitori Chantal e Christopher ad abortire non riuscendo a convincerli, dicendo loro che il figlio non avrebbe mai potuto correre, camminare ed anche riconoscerli.

Gli insegnanti della scuola speciale a cui dopo la nascita venne iscritto Jonathan lo hanno respinto considerandolo una causa persa, concentrandosi sul sensoriale piuttosto che spendere tempo a cercare di comunicare con lui a livello intellettuale. Ma i suoi genitori la pensavano diversamente e si rifiutavano di credere che loro figlio non fosse intelligente. E così, dopo due anni di tentativi tenaci, mamma Chantal è riuscita a sviluppare con il figlio un modo di comunicare che lo ha liberato dalla una vita di silenzio.

L’ex assistente sociale aveva compreso da subito che suo figlio seduto su quella sedia a rotelle, fosse in grado di comunicare riuscendo a formulare pensieri complessi. Chantal, come racconta il Daily Mail aveva iniziato ad insegnare le lettere Jonathan, la fonetica e l’algebra per un’ora ogni mattina a partire dall’età di sette anni. Poi, verso i nove anni sua madre gli ha insegnato a scrivere utilizzando una scheda grafia Perspex con delle lettere codificate che richiamano all’alfabeto. Le schede costano fino a 100 euro e sono comunemente usate dai logopedisti.

Con l’aiuto di alcuni specialisti, Chantal si è accorta che il filgio aveva già appreso tutto ed era annoiato dalla semplicità degli esercizi. La mamma ha così deciso di renderli più difficili e ad oggi Jonathan può lentamente precisare qualsiasi parola che vuole. Il suo metodo ha funzionato e il figlio in poche settimane è in grado di enunciare parole piene.

Mamma e papà sono rimasti affascinati da quanto scoperto: “Mio marito Christopher aveva un sacco di domande, ma abbiamo dovuto fare attenzione. Io gli ho chiesto che cosa che non gli piaceva. Lui mi ha risposto di non amare l’acqua sulla faccia. Non si può descrivere quanto sia bello essere in grado di avere una conversazione con qualcuno che ami così tanto”.

Oggi Jonathan ha 10 anni ed è in grado di poter dire tutto quello che vuole. Dal momento della svolta è passato esattamente un anno. Ha tre schede con l’ortografia, la punteggiatura e i numeri; ha un hashtag che usa su Twitter e sui social. Ha aperto un blog chiamato “eyecantalk”; è entrato a far parte di un concorso della Bbc; scrive poesie e ha anche prodotto una autobiografia.

Frequenta la scuola ogni pomeriggio ed è uno dei migliori allievi della sua classe in matematica. Ora è determinato a voler aiutare quelli come lui che nel solo Regno Unito sono circa 30mila. Per far conoscere al mondo la sua situazione, Jonathan ha anche una rubrica domenicale su un giornale locale in cui racconta ai lettori “di non inventare scuse per non insegnare [niente] ai bambini come me”.

https://www.youtube.com/watch?v=JtL3sTdmmhk